Prof.ssa Janet Smith Consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia |
Negli USA, un convegno estivo tratterà la delicata questione della pastorale diretta alle persone attratte dallo stesso sesso
Stati Uniti d'America, 13 luglio
2015 (ZENIT.org) Kathleen Naab
Un imminente incontro si propone
di aiutare tutti coloro che nella Chiesa sono interessati alla cura pastorale
delle persone omosessuali.
Janet Smith, titolare della
cattedra “Father Michael J. McGivney” di bioetica al Seminario Maggiore del
Sacro Cuore di Detroit, collabora all’organizzazione del convegno "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Accogliere ed accompagnare i nostri fratelli e le nostre sorelle con attrazione per lo stesso sesso", che si svolgerà il 10-12
agosto a Plymouth, .
ZENIT ha intervistato la
professoressa Smith sul convegno e, più in generale, sulla recente decisione
della Corte Suprema degli Stati Uniti sul "matrimonio" per persone
dello stesso sesso.
ZENIT: La conferenza, che avrà
luogo tra breve, si propone di affrontare due questioni difficili sollevate dai
Lineamenta per il Sinodo di ottobre sulla famiglia. Quali sono i principi
generali da evidenziare nella cura per le persone con tendenze omosessuali e le
loro famiglie, alla luce del modo in cui i loro diritti sono proposti nella
società?
Smith: Il convegno " Amatevi
gli uni gli altri come io ho amato voi. Accogliere ed accompagnare i nostri
fratelli e le nostre sorelle con attrazione per lo stesso sesso", che si
svolgerà il 10-12 agosto a Plymouth, Michigan, promosso dall'Arcidiocesi di
Detroit e da Courage International produrrà anche un volume che raccoglie
diversi saggi sull’argomento. Il libro, che sarà pubblicato da Ignatius Press,
“Vivere la verità nella carità. Approcci pastorali su questioni omosessuali”,
suggerisce già dal titolo alcuni principi.
Sicuramente non dobbiamo isolare
coloro che sperimentano attrazione per lo stesso sesso (ASS) e farli sentire
come se fossero parte di un gruppo emarginato. Dal momento che è diventato
"accettabile" "dichiararsi", la maggior parte di noi è
consapevole del fatto che alcuni dei nostri fratelli, figli, amici, colleghi di
lavoro, genitori, maestri, ecc sperimentano ASS. Sono "noi", nel
senso che sono intima parte delle nostre relazioni affettive e vogliamo che
continuino ad esserlo. Amarli significa rimanere in contatto con loro;
significa voler sentire quello che sta succedendo loro; significa parlare
cortesemente con e di loro; significa invitarli a eventi in cui si sentano
accolti e amati. Significa non insultarli mai o parlare dell’ASS con disprezzo.
Da parte mia, credo che le parole "sodomia e sodomita" dovrebbero
essere mandate in pensione.
Dobbiamo anche dire la verità a
chi sperimenta ASS e sull’ASS. Dobbiamo lavorare molto seriamente per trovare
un modo non offensivo per condividere le nostre convinzioni cattoliche
sull’ASS. Questo risulta più facile se abbiamo un rapporto amorevole con chi
sperimenta un’ASS. Chi sa che ci preoccupiamo per lui è più disposto ad
ascoltare quello che diciamo. Una verità che dovrebbe accompagnare sempre la
riflessione è che tutti noi lottiamo con alcune difficili tentazioni e che gli
"eterosessuali" non hanno alcun motivo per ritenersi superiori nei
confronti di coloro che sperimentano un’ASS. Le peccaminose bravate sessuali
delle persone eterosessuali, al giorno d’oggi, lasciano davvero poco spazio per
chi vorrebbe ergersi a giudice di chi prova un’ASS.
Una verità che chi prova ASS deve
comprendere è l'amore di Dio per lui e il Suo desiderio di essere in una
relazione sponsale con lui, come la verità che spesso possiamo accettare meglio
noi stessi se siamo in grado di perdonare coloro che ci hanno fatto del male.
Occorre ricordare, con delicatezza, che molte persone portano croci
significative nella loro vita e che sperimentano il loro bisogno di rimanere
casti e eventualmente celibi, come una croce, ma questa croce è accompagnata da
tante grazie e opportunità di testimoniare Cristo.
La verità deve essere detta anche
alle persone eterosessuali che pensano che l'amore per le persone con ASS
consista nel non dire loro la verità. Sono troppo pochi coloro che sanno che
tipo di vita vivono gli uomini che fanno sesso con uomini e le donne che fanno
sesso con le donne. Non sanno molto della promiscuità e del sesso anonimo
praticato da molti uomini e della straziante monogamia seriale praticata da
molte donne. Inoltre non sanno che la vita di molti ha dimostrato che coloro
che vivono con ASS possono trovare una profonda pace e felicità vivendo secondo
l’insegnamento della Chiesa, anche se, come per tutti noi, il percorso di una
vita virtuosa può essere molto impegnativo.
ZENIT: I due volumi che
raccoglieranno i saggi presentati alla conferenza prenderanno in considerazione
molti aspetti dell’omosessualità. Nell'introduzione al primo volume lei
sottolinea che: "non siamo del tutto ignari su come servire chi prova
un’ASS, ma certamente abbiamo ancora molto da imparare". Potrebbe farci
qualche esempio?
Smith: Nel corso del tempo, come
l'umanità così anche la Chiesa, impara a conoscere meglio alcuni fenomeni. Ad
esempio, una volta, le prostitute erano generalmente viste come donne malvagie
che avevano fatto una riprovevole scelta di una "carriera". Ora
sappiamo che ci sono pochi di questi casi, anzi, la maggior parte di loro
provengono da situazioni tragiche come l'abuso sessuale e la tossicodipendenza
e alla fine non si sentono degne di altre relazioni. Anche se la Chiesa non ha
cambiato la sua idea della prostituzione come peccato terribile, ha tuttavia
cambiato il modo di vedere le prostitute.
La visione culturale e
psicologica dell'omosessualità varia grandemente, da perversione indicibile a
malattia psicologica, fino ad un orientamento dono di Dio. Il Catechismo
afferma che l'omosessualità non è una scelta; ma questo, naturalmente, non
significa che è innata. Secondo l’opinione più aggiornata una persona
sperimenterebbe ASS per una serie di fattori, come un difetto nell’identità di
genere, un rapporto problematico con il genitore dello stesso sesso, interessi
dissonanti rispetto al gruppo dei pari sesso, ecc. Purtroppo l'APA
[l’Associazione americana di psicologia] e le leggi in molti stati sostengono
che l’attrazione omosessuale non possa essere "riparata" e vietano
agli psicologi di aiutare le persone con ASS che cercano aiuto. Questo ha
indubbiamente ostacolato i progressi nel comprendere come aiutare le persone
con ASS. Una manciata di psicologi coraggiosi che si sforzano di fornire aiuto
a coloro che lo cercano, hanno scoperto molte tecniche utili, spesso dirette a
difficoltà diverse dall’ASS.
Quanto più conosciamo circa le
cause dell’ASS e impariamo nuove tecniche per aiutare coloro che vivono un’ASS,
tanto più cambieranno i nostri approcci pastorali.
È molto importante rilevare anche
come i giovani crescono subendo un indottrinamento che vuol far loro credere
che l'omosessualità sia la stessa cosa dell'eterosessualità. Hanno familiari e
amici che vivono un’ASS e sono diventati molto accoglienti nei loro confronti.
Il fatto che non capiscano l'insegnamento della Chiesa e quindi non lo
accettino è naturalmente un grave problema ma, quando finalmente prendono
confidenza con l'insegnamento della Chiesa e lo accettano, i loro buoni
rapporti con le persone con ASS li mettono in grado di trovare modi positivi
per relazionarsi con loro nella verità. Potrebbero essere in grado di dare
lezioni a tutti noi.
ZENIT: Courage, un apostolato cattolico internazionale che
accoglie pastoralmente le persone con ASS, è una delle più importanti
iniziative volte a sostenere le persone con tendenze omosessuali, e sponsor del
convegno. Quali sono i punti di forza e di debolezza dell’Apostolato Courage?
Smith: Non ho particolare
dimestichezza con il funzionamento di Courage sul campo. Lo conosco per lo più
attraverso la sua letteratura ed i suoi principi, che mi sembrano davvero
eccellenti. Ho sentito dire da molte persone come Courage sia stato
determinante per consentirgli di vivere una vita casta nella ricerca della
santità. Ho anche sentito dire che Courage non sarebbe per tutti. Credo che
alcuni pensino che si focalizzi su di una forma di castità “forzata” e non
s’impegni abbastanza contro il disprezzo di sé, di cui soffrono molte persone
con ASS. Tuttavia non c’è nulla nella loro letteratura che possa sostenere tali
affermazioni, ma ogni gruppo locale ha una sua identità e sono sicura che la
qualità del leader e il livello di impegno dei membri varii. So che c'è stata
in passato una certa diffidenza nei confronti di Courage in alcune diocesi.
Diffidenza che si è progressivamente dissipata, da quando sempre più vescovi
riconoscono la saggezza dell'approccio di Courage. Attualmente Courage è molto
richiesto e benvenuto, penso che l’organizzazione faccia fatica a rispondere a
tutti, ma è un buon problema da avere. So che accolgono volentieri feedback sul
proprio operato, quindi spero che coloro che hanno critiche da fare le
condividano con Courage.
ZENIT: #LoveWins [L’amore vince]
è stato l’hashtag che ha risposto alla sentenza della Corte Suprema del mese
scorso, che definisce come un diritto costituzionale il "matrimonio"
per persone dello stesso sesso. Ha davvero vinto l'amore?
Smith: Neanche un po'. Mi viene
in mente un canzone country che dice "cerco l’amore in tutti i posti
sbagliati". L’amore veramente complementare, l’amore sponsale che genera
la vita è semplicemente impossibile in una relazione omosessuale. Ci saranno
ancora più disillusioni e sofferenze emotive per le persone con ASS che
proveranno il "matrimonio". Questo significherà naturalmente più
figli cresciuti da coppie dello stesso sesso, che non consentirà loro di
sperimentare l’importantissimo amore dei genitori di entrambi i sessi. Penso
che l'hashtag corretto dovrebbe essere #bambinisconfitti.
ZENIT: Lei insegna in un
seminario. Sulla base del suo lavoro con questi giovani che saranno i pastori
della Chiesa nel prossimo decennio, come percepisce il compito che li attende
per quanto riguarda aiutare la Chiesa a trasmettere il suo messaggio sulla
dignità umana e sulla sessualità alla prossima generazione? Riusciremo a far
comprendere ai giovani l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità?
Smith: Il compito è estremamente
difficile. Generazioni di cattiva catechesi hanno derubato i giovani della sana
formazione dei loro genitori. La buona notizia è che questi giovani sono
fermamente convinti della verità della dottrina della Chiesa, hanno una
profonda conoscenza delle fonti degli errori della cultura moderna, e hanno
cuori coraggiosi e generosi. Rispetto al modo di vita peccaminoso degli
eterosessuali, c'è una enorme quantità di buon materiale ancora da elaborare;
lo stiamo mettendo a punto per insegnare la verità sulla questione omosessuale.
I film “Il desiderio delle colline eterne” e “The Third Way” hanno aperto gli occhi a molte
persone, così come la serie di 5 video catechesi, prodotte da Courage, sulla
cura pastorale delle persone omosessuali.
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