martedì 15 gennaio 2013

FLEBILE LAMENTO PER L'ANIMA DEDITA ALLE SPORCIZIE DEL PECCATO (di san Pier Damiani)

San Pier Damiani Liber Gomorrhianus XVIII

Io, io piango te, anima infelice, e dal profondo del cuore gemo per la sorte della tua perdizione! Piango per te, dico, anima miserabile, dedita alle sporcizie della lussuria, senza dubbio bisognosa del pianto di tutta la sorgente delle lacrime. Ahimè! «Chi renderà la mia testa una fonte e i miei occhi una sorgente di lacrime?» [Ger 9,1] Ora pronuncio io questa flebile voce, e non senza motivo, come quando la proferì la bocca apostolica. Infatti, non deploro le fortificazioni di pietra della città munita di torri, né gli edifici rovinati del tempio costruito dall'uomo. Non mi lamento per gli eserciti del popolo vile che furono condotti prigionieri nel regno del re di Babilonia. Piango l'anima nobile, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, grazie al sangue preziosissimo di Cristo, più preziosa di molti edifici e sicuramente da preferire a tutte le grandezze fatte dall'ingegno umano.

Deploro la caduta dell'anima virtuosa e la rovina del tempio in cui aveva abitato Cristo. Occhi miei, piangendo venite meno, scioglietevi in ruscelli pieni di lacrime, bagnate con pianti ininterrotti i tristi visi in lutto. I miei occhi stillino lacrime notte e giorno con il profeta e non cessino perché «la ferita è grande, ha squarciato la vergine figlia del mio popolo una piaga molto dolorosa» [Ger 14,17]. Sì la figlia del mio popolo fu colpita da una terribile piaga, poiché l'anima, che era stata figlia della Santa Chiesa, fu ferita crudelmente, con la freccia dell'impurità, dal nemico del genere umano.

Essa era nutrita, con tenerezza e mitezza, nella casa del re eterno con il latte della parola sacra. Ora è contagiata dal veleno della libidine, è marcita sotto le ceneri sulfuree di Gomorra, e la si vede giacere indurita. «Quelli, infatti, che mangiavano cibi deliziosi, languivano per le strade, quelli che erano allevati sulla porpora, abbracciavano letame» [Lam 4,6]. Senza dubbio, la colpa dell'anima cristiana supera il peccato di Sodoma, poiché ognuno ora sbaglia tanto peggio quanto più disdegna gli ordini della grazia angelica, e non può rimediare indugiando nella giustificazione, la notizia della legge divina lo accusa con forza.

Oh anima infelice, perché non pensi da quale somma dignità sei uscita, di quanto splendore e gloria ti sei spogliata? «come mai il Signore ha oscurato nella sua ira la figlia di Sion? Ha scaraventato dal cielo alla terra la maestà di Israele[Lam 2,1] ha cancellato ogni suo decoro dalla figlia di Sion»[ Lam 1,6]. Io compatisco la tua disgrazia e, piangendo amaramente la tua vergogna, dico: «Si consumano di lacrime i miei occhi, fremono le mie viscere, si scioglie per terra il mio fegato per la ferita della figlia del mio popolo»[Lam 2,11]. E tu facendo finta di non pensare ai tuoi mali e prendendo coraggio dal peccato, «Siedo regina — dici — e non sono vedova»[Ap 18,7]Io esclamo deplorando la tua prigionia: «Perché Giacobbe è considerato uno schiavo di nascita e Israele è divenuto una preda?»[Cfr. Ger 2,14] E tu dici: «Sono ricco, sono diventato ricco, non ho bisogno di nulla. E non ti accorgi che proprio tu sei il più infelice: miserabile, povero, ceco e nudo»[Ap 3,17]

Considera misero, quanta oscurità stringe il tuo cuore; osserva quanto è densa l'oscurità della cecità che ti avvolge. Ti spinse il furore della libidine verso il sesso maschile? La frenesia della lussuria ti incitò verso la tua specie, cioè, uomo con uomo? [...] Parla, uomo evirato. Rispondi, uomo effeminato, che cosa cerchi in un uomo? Ciò che non puoi trovare in te stesso? La diversità dei sessi? I lineamenti diversi dei membri? La tenerezza della lusinga carnale? La gioia del volto pronto ad assecondarti? Abbi paura, ti prego, del vigore mascolino, la tua mente detesti i corpi virili. Certamente, è naturale il desiderio, poiché ciascuno cerca fuori ciò che dentro la prigione delle sue capacità non può trovare. Se perciò il contatto della carne mascolina ti piace, volgi la mano verso di te, e sappi che ciò che non trovi in te, inutilmente lo cercherai in un altro corpo. Guai a te, o anima infelice! Della tua rovina si rattristano gli angeli e i nemici esultano con applausi. Sei diventata preda per i demoni, saccheggio per i crudeli, bottino per gli empi. «Spalancarono contro di te la loro bocca tutti i tuoi nemici, fischiarono e digrignarono i denti e dissero: L'abbiamo inghiottita! E' certo questo il giorno che attendavamo, l'abbiamo trovato, lo vediamo» [Lam 2,16]

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