San Pier Damiani Liber Gomorrhianus XXVI |
Se veramente questo libello giungesse nelle mani di qualcuno minimamente aiutato dalla coscienza, innanzitutto, dopo aver compreso le cose che dico, se ne dispiacerebbe e mi indicherebbe come traditore edelatore del peccato di un fratello. Egli saprebbe che io ho cercato di esprimere con tutta la cura possibile l'entusiasmo del mio Giudice interiore e che io non temo gli odi dei cattivi o le lingue dei detrattori. Preferisco, senza dubbio, aver gettato un innocente nella cisterna di Giuseppe, che accusò presso il padre i suoi fratelli di un pessimo delitto, [Gen 37] piuttosto che essere punito dalla vendetta del furore divino con Heli che vide i mali dei figli e tacque. [1 Sam 2] Quando, infatti, la voce divina minaccerà terribilmente per bocca del profeta, dicendo: «Se hai visto tuo fratello comportarsi iniquamente e non lo avrai rimproverato, richiederò il suo sangue dalla tua mano». [Ez 3,18] Chi sono io perché veda svilupparsi nel sacro ordine un delitto tanto contagioso e perché, come un omicida dell'anima altrui, veda nascondere la censura con il silenzio, aspettando la punizione divina? In questo modo non diventerei il responsabile di quel reato di cui non ho voluto mostrare l'autore?
E quando la Scrittura dice: «Maledetto chi trattiene la sua spada dal sangue», [Ger 48,10] esorta me che ho riposto la spada della mia lingua nella guaina del silenzio e che perisce con me mentre contrae la ruggine dell'insuccesso e non è di alcuna utilità perché non trafigge le colpe dei viventi. Senza dubbio, trattenere la spada dal sangue è un'ammonizione a contenersi dalle percosse della vita carnale. Al contrario, della spada si dice: «Dalla bocca usciva una spada affilata da entrambe le parti». [Ap 1,16] Infatti, avrei forse a cuore il mio prossimo come me stesso, se guardassi negligentemente peggiorare nel suo cuore quella ferita indubbiamente mortale? Vedendo, perciò, le ferite delle menti, trascuro di curarle con il taglio delle parole? Il sommo predicatore non mi insegna forse questo, lui che si credette così pulito del sangue del prossimo da non risparmiare di colpire i loro vizi? Egli dice: «Oggi io vi chiamo a testimoni del fatto che io sia pulito del sangue di tutti, infatti, non ho trascurato di annunziarvi tutta la volontà di Dio». [At 20,26-27] Non è così che mi insegnò Giovanni che venne consigliato dall'ammonizione dell'Angelo: «Chi ascolta queste cose dica: vieni»? [Ap 22,17] Senza nessun dubbio, colui al quale si fa sentire la voce interiore porti con sé gli altri, anche gridando, là dove egli stesso è portato, affinché, se a colui che è chiamato il vuoto si avvicina, si affretti per non trovare le porte chiuse. Se, dunque, ritieni che io sia determinato nel rimproverare chi è da rimproverare e, così come dico, nel biasimare con la presunzione del biasimo, perché non rimproveri anche Geronimo che discute tanto aggressivamente contro le sette degli eretici? Perché non diffami Ambrogio che predica pubblicamente contro gli Ariani? Perché non denigri anche Agostino, austero disputatore, che inveisce contro i Manichei e i Donatisti? Tu mi dirai: quelli lo fanno, seguendo la legge, contro gli eretici e i blasfemi, tu invece osi pungere i Cristiani.
A questo io brevemente rispondo che, come quelli si sforzavano di riportare all'ovile chi ne era uscito e vagava errante, così è anche nostra intenzione di frenare coloro che in qualunque modo sono diversi, affinché non escano dall'ovile. Quelli dicevano: «Essi sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se infatti fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi». [1 Gv 2,19] E noi diciamo: senza dubbio sono con noi, ma nel modo sbagliato. Applichiamoci, dunque, se è possibile, affinché in seguito siano nel modo giusto con noi. Aggiungiamo anche che, se la bestemmia è pessima, non so come faccia ad essere migliore la sodomia. La prima, infatti, fa sbagliare l'uomo, la seconda morire. Quella allontana l'anima da Dio, questa la unisce al Diavolo. Quella espelle dal Paradiso, questa affonda nella tenebra. Quella acceca gli occhi della mente, questa spinge nella voragine della rovina. E se ci diamo da fare ad indagare sottilmente quale dei due peccati pesi di più sulla stadera dell'esame divino, esaminando la Sacra Scrittura, essa ci istruirà ampiamente a riguardo. Di conseguenza, se i figli di Israele, che bestemmiavano Dio e fabbricavano idoli, sono stati mandati in esilio, i Sodomiti, invece, sono stati uccisi dall'incendio provocato dal fuoco e dallo zolfo mandati dal cielo. [Gen 19,24] Inoltre, io non citai i santi dottori per paragonare questo tizzone fumante alle stelle, anzi, io a fatica e con le mie labbra indegne menziono quegli eccellentissimi uomini, ma desidero farlo ugualmente perché proprio loro agirono correggendo e confondendo i vizi, per poi istruire anche i più giovani perché anche loro lo facessero. Se questa peste fosse nata al tempo di quei dottori con pari sfrontatezza di libertà, crediamo, senza alcun dubbio, che oggi ci sarebbero ampi volumi scritti contro di essa.
Nessuno, quindi, mi giudichi mentre predico contro questo vizio mortale: io non cerco l'insulto ma piuttosto il profitto della salvezza fraterna perché non sembri che correggendo chi è da correggere, favorisca il delinquente. Ma è come dico usando le parole di Mosé: «Chi è per il Signore, a me!». [Es 32,26] è evidente che chi si riconosce soldato di Dio, deve impegnarsi con fervore a cancellare questo vizio, non deve mai smettere di combatterlo con tutte le sue forze: e ovunque trovi qualche peccatore, si sforzi di trafiggerlo e trucidarlo con le frecce acuminate delle parole, affinché, mentre il tiranno viene circondato da un fitto esercito disposto a forma di cuneo, il prigioniero venga liberato dalle catene della sua schiavitù. Una voce all'unisono grida contro quel tiranno e colui che era stato rapito, subito arrossisce per essere caduto nelle mani del furente mostro. Chi è convinto che questo peccato trascini alla morte, come testimoniano i più, ritorni in se stesso e non sia pigro nel ritornare al più presto alla vita.
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