UNA COMMEDIA SUL “RICOMINCIARE”
LA FEDE
Anche per i più razionali e
secolarizzati le sorprese più belle arrivano dal Cielo
Da vedere con chi non
crede, chi crede poco, chi con fatica, chi è in ricerca…
Scheda del film
Nel partecipare a un percorso di
catechesi di due mesi Antonie, un brillante avvocato sposato con due figli, riscopre
una fede rimasta “bambina” per una vita. Questo incontro inatteso, irrazionale,
sconvolgente (e un po’ vergognoso) con Dio rivoluzionerà i rapporti con il suo
entourage. Si può tornare a credere in Dio? Parte esattamente da qui l’opera
prima della regista francese Anne Giafferri che ha voluto adattare sullo
schermo il romanzo autobiografico di Thierry Bizot (suo marito e produttore
televisivo) Catholique anonyme, sul fenomeno francese dei cosiddetti
recommençants o “ricomincianti”.
La regista «Mi interessava mostrare – spiega
la regista – perché e in che modo una persona “normale”, ossia equilibrata e
poco vulnerabile, possa essere suo malgrado toccata dalla fede. È un film che
gioca con i cliché e i pregiudizi di cui la Chiesa cattolica è spesso oggetto.
Si ride garbatamente dei credenti, ma anche di chi ha pregiudizi riguardo alla
religione. Certo, il film parla di spiritualità, di ricerca del senso della
vita, ma questi temi sono trattati con leggerezza, ironia e senza proselitismo.
Ho cercato l’equilibrio tra un tema piuttosto serio e un genere tendente più volentieri
verso la commedia».
Ogni regista ha un obiettivo. C’è chi vuole divertire,
spaventare, affascinare, commuovere. Quello di questo film è raccontare
l’esperienza di conversione di un giovane avvocato. Ho apprezzato l’inedito
sforzo che la regista Anne Giafferi ha affrontato in questo progetto. Storie
che spesso il mondo del cinema ignora e mette sotto silenzio. Non capita spesso
vedere pellicole che raccontano vicende di fede. Mi ha colpito vedere sullo
schermo qualcosa che parla di noi, vicende e storie di persone in ricerca, di cammini
di fede che si ritrovano dopo anni nei percorsi delle nostre comunità, fatte di
accoglienza, Vangelo e solidarietà.
Un film che fotografa il percorso di
ricerca di un adulto normale ed equilibrato, che ha già tutto, ma aspetta ancora
qualcosa, che gli cambierà la vita, che lo renderà un padre capace di amare i
suoi figli in un modo nuovo. Una scoperta della fede che lentamente gli
restituirà un rapporto onesto e autentico con una moglie che ama e che inizia a
sentire distante dalla sua ricerca personale, solitaria, ma che non può più
tenere solo per sé. Racconta quello che gli sta succedendo dentro, un po’ per
vergogna, un po’ perché deve ancora capire. Accetta la sfida di raccontarsi alla
donna della sua vita, sua moglie, che resta distante, non capisce e non accetta
ciò di cui il marito le parla. Dio, la fede, la Messa, la Bibbia. Tutte cose
estranee fino ad allora al loro mondo. Infatti, questa donna non capisce, ma ha
l’umiltà di mettersi in ascolto del cammino interiore di Jerard: ciò che non
riescono a fare le idee lo potrà fare l’amore. Un amore che non la porterà a
seguirlo in questa sua scoperta, ma che la renderà rispettosa compagna di
viaggio.
Jerard arriverà a sentirsi completamente nudo e scoperto davanti ad un
desiderio inatteso d’infinito che lo raggiungerà trasformandolo dentro i
segmenti della sua storia quotidiana, fatta di relazioni e di vicende familiari
passate. Inizieranno i segni di una fede che genera scelte di discontinuità
quotidiane. Un rapporto di misericordia con il fratello da sempre distante e
prepotente e parole adulte di libertà per chiedere al padre un nuovo rispetto
anche per lui, da sempre figlio di seconda classe . Quello stesso cammino che
lo induce a diventare figlio in un modo nuovo, gli donerà il coraggio di
affrontare un altro stile di paternità, che la pellicola cristallizza in
quell’abbraccio col figlio e in quelle parole umili e vere di richiesta di
perdono. Un gesto semplice, capace di spezzare una catena di disamore
familiare. È l’immagine di una fede che ti dà il coraggio d’immaginarti
diverso, nuovo!
C’è poi un altro aspetto che lascia sorpresi e che rimane a mio
avviso la colonna sonora, lo stile di fondo di quest’opera: la semplicità.
Tutto è semplice e porta con sé i toni del quotidiano, di cose grandi e
infinite che però si dispiegano nella forma della semplicità. La regia e lo sguardo
della macchina da presa ricordano quello di un osservatore esterno e discreto.
Come un invito a prendere parte a quello che accade. Montaggio, fotografia e
attori si distinguono per la linearità e l’assenza di elementi spettacolari.
Anche la scelta di volti non famosi e normali, come l’ambientazione urbana e contemporanea,
mettono in risalto la quotidianità di una storia moderna, dentro la quale
irrompe il mistero. Dal film traspare il tentativo della regista di raccontare
lo sguardo contemporaneo di tanta gente che guarda alla realtà della Chiesa con
prevenzione, distanza, derisione. Ma Jerard, quando racconta il suo primo
incontro con la Chiesa, rimane aperto. Non si lascia bloccare dai commenti
degli amici e della moglie. Comincia il suo cammino di fede per educazione, per
non declinare l’invito del professore di suo figlio. Un inizio banale, ma
capace di cambiargli la vita! Questo film è un invito a ricordarci che la fede
è un cammino semplice e la Grazia di Dio una bella notizia, che può
raggiungerti ovunque e nonostante tutto.
tratto da :DIOCESI DI TREVISO
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