domenica 20 ottobre 2013

Perché il mio anonimato personale pubblico? (di Alberto Gonzaga)

Anonimato personale pubblico
Ciao, il mio nome è Alberto e sono una persona con Attrazione per lo Stesso Sesso (ASS). Per recuperarmi da un comportamento autodistruttivo seguo un programma specifico all’interno di un gruppo di autoaiuto. Una delle regole del Gruppo recita: “L’anonimato è la base spirituale di tutte le nostre Tradizioni, che sempre ci ricorda di porre i principi al di sopra delle personalità” (Tradizione 12 di AA).

Il principio dell’anonimato personale (mio, non del Gruppo) pubblico (con i media, non con gli amici in recupero) ha un grande significato spirituale, la cui essenza è nello spirito di sacrificio che si pratica davvero con un’autentica umiltà.

L’essenza spirituale dell’anonimato è il sacrificio. Lo spirito della rinuncia ai miei desideri personali per un bene superiore, spalanca la porta alla fiducia. Quando cerco di mettere da parte il mio desiderio di distinguermi, sia tra i miei amici che davanti all'opinione pubblica, comprendo come l’anonimato sia umiltà in azione. Quando metto i princìpi al di sopra delle personalità, mi dispongo ad ascoltare ed accogliere effettivamente con “mente aperta” e superando i pregiudizi, le diverse esperienze che sono condivise nel Gruppo, a partire dalla mia. L'accettazione dell'esperienza spirituale mi consente di essere pienamente onesto con me stesso e con gli altri: il mostrare una maschera si rivela finalmente in tutta la sua inutilità.

Per quanto riguarda il desiderio di distinguermi (una forma di narcisismo spirituale) cerco di ricordarmi che io non sono meglio di nessun altro, sono un figlio di Dio, un peccatore emotivamente ferito come il fratello gay militante, l’omofobo di turno o l’amico in negazione che mi accusa rabbioso dei propri insuccessi. Ho avuto, a differenza loro, un esperienza spirituale per cui devo dimostrare la mia gratitudine custodendola e ridonandola a mia volta.

Se mantenere l’anonimato pubblico significa sacrificare il desiderio di potere, prestigio, denaro e sesso, l’aprirsi privatamente sul mio percorso mi aiuta nell’autoaccettazione e contribuisce a diffondere il messaggio. Ho ritenuto giusto farlo in piena libertà, quando mi sono sentito abbastanza stabile nella castità e solo quando opportuno, stando attento ad evitare il più possibile di alimentare la mia naturale tendenza al protagonismo ed al narcisismo.

Se a volte posso parlare di me stesso non lo faccio mai della storia personale degli altri, di cui non rivelo neanche il nome, rischierei un’irreparabile perdita di fiducia. Tanti, se non fossero sicuri che il loro anonimato venisse protetto, potrebbero esitare ad aprirsi su questioni che un sano equilibrio mentale ed il buon senso richiedono siano trattate con pudore e riservatezza.

Il mio anonimato è pubblico non privato, altrimenti renderei le relazioni troppo impersonali, quasi clandestine, certo do confidenza solo dopo un certo periodo di tempo ma so anche che probabilmente conosco chi condivide con me meglio e più a fondo dei suoi stessi famigliari.
Se non custodissi l’anonimato personale pubblico potrei dare scandalo a chi mi conosce e non sa del mio passato, coinvolgerei indirettamente amici e parenti in una dimensione pubblica passibile di controversie. Non ultimo, il nascondere il mio nome ed il mio volto, disincentiva chi - ancora - è in cerca di “compagnia” (come lo sono stato io prima d’intraprendere veramente il mio recupero).

Devo evitare di atteggiarmi in pubblico, non ho nulla da dimostrare o conferenze da tenere, posso solo testimoniare della mia esperienza personale ed il modo più proficuo per farlo è difronte ai miei simili in un contesto riservato che custodisca con cura ciò che appartiene alla sfera privata: il Gruppo.

Non intendo trasformarmi in un fenomeno da baraccone o in una compagnia di varietà, tanto per attirare i curiosi e magari trarne qualche vantaggio materiale, come certi “veggenti” di santi e madonne che pretendono di dare lezioni di moralità. La mia esperienza personale non vuole e non può avere nulla di paradigmatico, può tuttavia suscitare un interrogativo nell’animo di chi si trova a vivere una condizione simile. Se mi proponessi come modello, una ricaduta, fatto abbastanza comune per chiunque, potrebbe costituire un danno irreparabile per molti; lo stesso se ne approfittassi per scopi personali. Anche per questo ritengo imprescindibile un anonimato personale pubblico assoluto con ogni mezzo di comunicazione (specialmente internet).

È d’altronde fondamentale una comunicazione efficace per trasmettere il messaggio di speranza e cambiamento a quante più persone possibile, costrette a lottare da sole con l’Attrazione per lo Stesso Sesso. Il dono che ho ricevuto è di natura tale che non posso conservarlo senza a mia volta trasmetterlo così come mi è stato consegnato, gratuitamente. La comunicazione deve essere fatta in modo disinteressato e con spirito di sacrificio, rinunciando ad ogni forma di vantaggio personale, anche lecito. Se usata male la comunicazione può nonostante le migliori intenzioni, stritolare chi vi è impegnato, rinfocolando le pretese dell’ego. Devo evitare ogni forma di pubblicità personale e come il servo inutile non cercare nulla per me. Non c’è nessun successo per me, perché è una Realtà più grande di me che fa le cose, nonostante la mia imperfezione e per mezzo di essa.

L’anonimato mi protegge da me stesso, dal mondo e da nemici che non sono di carne: “Questo per far sì che le nostre grandi benedizioni non possano mai viziarci, e che possiamo vivere per sempre nella grata contemplazione di Colui che governa tutti noi”. (Dodici Passi Dodici Tradizioni)

“Nel momento in cui mettiamo da parte queste aspirazioni, peraltro molto umane, crediamo che ognuno di noi partecipi alla tessitura di un manto protettivo che copre la nostra intera associazione e sotto il quale possiamo crescere e lavorare tutti uniti.” (Come la vede Bill)


PS: per chi non fosse ancora convinto, non sono un personaggio dello spettacolo...

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