San Benedetto ed il cespuglio di spine |
San
Benedetto, nel capitolo 4 della Regola, dice qualcosa di molto strano. Egli
esorta i suoi monaci ad amare la castità (castitatem amare RB 4,64). Che
cosa significa?
Noi di
solito amiamo solo ciò che ci attrae, e la castità, nella nostra cultura satura
di sesso, ci appare piuttosto come non attraente, almeno a prima vista.
Cosa può voler dire san Benedetto?
Nello
stesso capitolo, san Benedetto usa un'espressione simile quando dice che i
monaci devono amare il digiuno (ieiunium amare RB 4,13). Anche questo è
davvero strano.
La
costruzione simmetrica di questi due passaggi ci aiuta a comprendere entrambi.
Il digiuno dal cibo o il digiuno dall’attività sessuale è una pratica ascetica.
Noi non amiamo la sofferenza dell’ascetismo, ciò che amiamo è la gloriosa virtù
che ne consegue. Analizziamo insieme queste domande.
INTRODUZIONE
Prima di
tutto alcune osservazioni preliminari.
1.
Quando p. Moriarity mi ha chiesto di parlare di uno dei voti
religiosi, per inaugurare la nostra celebrazione dell'Anno della Vita
Consacrata, mi sono dovuto fermare a riflettere.
I tre voti: povertà, castità e obbedienza sono una
tradizione che rimonta solo a partire dal XIII secolo o giù di lì. La più
antica tradizione monastica non pensa alla vita religiosa esattamente in questi
termini. I voti benedettini sono tre: l'obbedienza, la stabilità, e la conversatio (l’ "offerta
speciale" monastica che include tutto il resto). La castità è
semplicemente data per scontata, non è oggetto di un voto specifico. Anche la
povertà, non costituisce un voto specifico. Nella santa Regola, san Benedetto
non ha davvero una buona opinione dei beni privati, ma il monastero stesso
possiede beni: immobili, edifici, utensili, laboratori, chiese, vasi sacri, e
così via. Non è neanche remotamente come l'ispirazione di san Francesco.
Così, mi sono chiesto: di quale dei tre voti
"tradizionali" dovrei parlare?
+ Povertà - no, perché l’idea monastica di povertà è molto
diversa da quella francescana.
+ Obbedienza: probabilmente il più difficile dei voti
(poiché implica la propria volontà) - ma che potrebbe non essere così
interessante per un pubblico generico.
+ Castità: sicuramente il più controverso dei voti.
Ho pensato: sarò coraggioso ed affronterò il tema più
controverso.
2.
Il mio punto di vista
Parlo come uomo celibe e descriverò la castità da questo punto
di vista.
La vita spirituale di una donna nubile è destinata ad essere
molto diversa, anche se la dinamica fondamentale è la stessa. Di questo
dovrebbe parlarvi una suora.
Ma io mi sto rivolgendo a voi tutti - un pubblico misto di
uomini e di donne, giovani e anziani, celibi e sposati. Che ruolo ha la castità
nella vita matrimoniale? Qual è la differenza tra la castità coniugale e la
castità nel celibato?
Per evitare confusione, dobbiamo proporre una definizione:
Castità:
astenersi dall’attività sessuale
+ o
temporaneamente
§ come si
applica al non sposato che si sposerà in futuro
§ nel
matrimonio cristiano
+ o
permanentemente
§ chi resta
celibe/nubile nel mondo
§ chi si
consacra a Dio.
Aneddoto: Quando ero al liceo, la mia insegnante di biologia (la signora
Zullo) parlando del sistema riproduttivo (insieme al sistema circolatorio,
sistema scheletrico, ecc), osservava come questo - a differenza di altri
sistemi del corpo - sia necessario per la vita della specie - ma non per la
vita dell'individuo. Non necessario per l'esistenza fisica dell'individuo,
ha aggiunto, ma forse per la vita emotiva e psicologica. Quando si tratta di
castità celibataria, si tratta di una questione di integrazione, come vedremo.
Cominciamo
la nostra riflessione con le categorie di vizio e virtù. Faccio qui affidamento
sugli insegnamenti del mio santo patrono, san Giovanni Cassiano.
I. Vizio e virtù
Vizio
A.
Lussuria (Concupiscenza)
Il vizio che si oppone alla virtù della
castità è la lussuria, che possiamo definire come un desiderio disordinato per
il piacere sessuale. Ci sono vari gradi di lussuria, dai semplici pensieri o
immagini sessuali nella mente alla passione selvaggia come quella di uno
stallone lussurioso o una cavalla in calore.
La lussuria nella mente è una cosa; la
lussuria in atto è un’altra.
B.
Lussuria in atto (Lo spirito di fornicazione)
C'è uno splendido sonetto
shakespeariano [n. 129] che inizia: "Sciupio dello spirito nello sperpero
della vergogna è la lussuria in atto..." Si noti la vergogna di cui Shakespeare
scrive. Si tratta di un'esperienza universale.
Infatti, san Gregorio Magno scrive che
quando la lussuria è soddisfatta arreca disgusto, ma quando sono dei santi
desideri ad essere appagati, questi producono gioia.
San Giovanni Cassiano chiama questo potente
impulso sessuale disordinato "lo spirito di fornicazione". Ci sono
tre specie di "fornicazione" secondo Cassiano[1].
1. La
prima avviene con l’accoppiamento dell’uno e dell’altro sesso
2. Il
secondo si consuma senza un completo rapporto con la donna (masturbazione)
3. Il
terzo consiste nel consumare l’atto della lussuria nel proprio animo e nel
proprio pensiero. Di esso così parla il Signore nel Vangelo: "Chiunque
guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio
cuore" (Mt 5,28).
Queste distinzioni sono utili. Azioni
lussuriose iniziano con pensieri lussuriosi. Da qui la disciplina ascetica di
custodire i pensieri.
Perché Dio ha messo in noi questi
potenti impulsi se non dovremmo dare loro libero sfogo? Per addestrare la nostra
libertà, come vedremo.
Questo dicasi per una breve trattazione
del vizio della lussuria. Che dire poi della virtù della castità?
Virtù
Prima di tutto, occorre fare una
distinzione importante tra continenza e castità.
Cassiano: "Infatti altro significa
essere continente, vale a dire (espresso in lingua greca), encratès, e altro significa essere casto e, per così dire, passare
al possesso dell’integrità e dell’incorruzione, a quello stato cioè che (in
greco) è detto hagnós"[2].
Qual è la differenza?
C. Continenza
La continenza ha a che fare con la
disciplina e lo sforzo umano, che è sicuramente necessario, ma altrettanto
sicuramente non sufficiente.
Columba Stewart[3]: "Una ferma
determinazione potrebbe costringere il desiderio sessuale ad una tregua, ma non
può mai produrre la purificazione interiore dovuta alla grazia. La paura può
motivare la disciplina, ma solo l'amore può garantire la pace della castità.
La continenza implica una costante
vigilanza su un corpo irrequieto, mentre la castità porta la tranquillità e la
libertà ... [che è] il segno distintivo della perfezione monastica.
Così Cassiano contrappone il continuo
rischio di sconfitta nella "lotta della continenza" con la pace
duratura, che è la castità" (Stewart, p.71).
Lo stato di castità, quindi, è un dono
della grazia. La continenza è lo sforzo umano per collaborare con la grazia.
Quando San Benedetto esorta i suoi
monaci ad amare la castità, non intende dire di amare la lotta della
continenza, ma amare quello stato di serena libertà in cui consiste la castità.
D.
Castità
Siamo finalmente giunti alla castità.
Che cos'è?
Ci sono sei gradi di castità secondo
Cassiano[4].
1.
Il primo grado dunque della purezza comporta che il monaco,
durante la veglia, non soccomba agli assalti della carne.
+
Cessazione dell'attività sessuale deliberata
+
Resistere alla fantasia sessuale, eccitazione sessuale
2.
Il secondo, che egli non si soffermi sui pensieri relativi a
quei piaceri.
+ Libertà
dai pensieri - cioè, non si sofferma o indugia su quei pensieri
3.
Il terzo è quello di non essere indotti alla concupiscenza,
nemmeno per poco, dall’aspetto di una donna.
+ Libertà
dai pensieri occasionali
4.
Il quarto è quello, in cui, pur essendo sveglio, il monaco
non subisca nemmeno un semplice movimento della carne.
+ Libertà dall’eccitazione sessuale spontanea, senza
compiacersi deliberatamente in una fantasia.
5.
Il quinto è quello di evitare che, qualora una trattazione
culturale o una lettura necessaria alluda all’idea della generazione dell’uomo,
anche il consenso più sottile all'azione voluttuosa pervada l’anima; è bene
invece considerare il tutto con una visione del cuore tranquilla e pura al pari
di un’operazione qualunque o di un ministero necessario al genere umano, e
nulla riprendere da quel ricordo, come se la mente dovesse riferirsi ad una
fabbricazione di mattoni o a qualunque altra operazione di officina.
6.
Il sesto grado della castità è quello di non lasciarsi
ingannare anche nel sonno dalle illusive apparizioni di donne. Infatti, sebbene
crediamo che simili fantasie suggestive non siano soggette a peccati, sono però
un indizio di una concupiscenza annidantesi ancora nel fondo dell’animo.
+
"La castità arriva nel paese lontano dei sogni, calmando le fantasie
erotiche, anche nel sonno" (Stewart, p. 76).
Questo
mostra un alto grado di virtù.
Sintesi
sulla castità nel pensiero di san Giovanni Cassiano
Amore di Dio:
"... la castità significa per
Cassiano una tranquillità duratura che anticipa il Paradiso. La castità, come
la purezza di cuore, riguarda certamente l'amore; e l'amore, nella visione di
Cassiano è sempre relativo a Dio ... il punto di partenza [di Cassiano] ... è
la convinzione che la vera patria dei credenti si trovi oltre l’orizzonte di
questo mondo ... "(Stewart p.64).
L'amore del prossimo:
"La castità di Cassiano era anche
una virtù sociale, in quanto dalla crescita della castità discende la
possibilità di relazioni umane fondate davvero sull'amore, piuttosto che su un
desiderio egoistico o una tronfia manipolazione..." (Stewart p.63). Lo
sappiamo per esperienza.
Torniamo al monito di san Benedetto di
amare la castità. Forse ora possiamo cominciare a comprendere cosa intenda.
II. EROS E AGAPE
Nel
parlare di vizio e virtù, abbiamo iniziato con la lussuria/concupiscenza e
finito con la castità: la virtù che porta a quell’amore disinteressato e che fa
dono di sé, che noi chiamiamo carità.
Mi
piacerebbe esplorare la stessa progressione (dalla lussuria all’amore)
utilizzando delle categorie ed un linguaggio diverso - in modo da ottenere un
quadro più completo.
Tali
categorie sono eros e agape.
In questo
caso mi baso sull’enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus Caritas Est (d’ora in poi DCE)[5].
A.
L'AMORE UMANO
Eros
Un altro termine per descrivere la
lussuria (la passione sessuale disordinata) è eros, anche se le sue accezioni sono piuttosto differenti.
Papa Benedetto descrive eros, come
inteso dai greci, come "l'ebbrezza, la sopraffazione della ragione da
parte di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla limitatezza della sua
esistenza e, in questo essere sconvolto da una potenza divina, gli fa
sperimentare la più alta beatitudine" (DCE, 4).
Tuttavia, l'esperienza dei secoli
mostra che "l'eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, « estasi » verso
il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. Così diventa evidente che l'eros
ha bisogno di disciplina, di purificazione... (DCE, 4).
Papa Benedetto poi descrive la
situazione attuale nella nostra cultura: "L'eros degradato a puro « sesso
» diventa merce, una semplice « cosa » che si può comprare e vendere, anzi,
l'uomo stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio il grande sì
dell'uomo al suo corpo. Al contrario, egli ora considera il corpo e la
sessualità come la parte soltanto materiale di sé da adoperare e sfruttare con
calcolo" (DCE, 5).
È una ben triste situazione. Eros ha
bisogno di essere redento. Se è riscattato, conduce all’agape.
Agape
La concezione biblica dell'amore: "In
opposizione all'amore indeterminato e ancora in ricerca, questo vocabolo [la
parola agape] esprime l'esperienza
dell'amore che diventa ora veramente scoperta dell'altro, superando il
carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l'amore diventa cura
dell'altro e per l'altro. Non cerca più se stesso, l'immersione nell'ebbrezza
della felicità; cerca invece il bene dell'amato: diventa rinuncia, è pronto al
sacrificio, anzi lo cerca" (DCE, 6).
Agape significa quindi un esodo, un
uscire "dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di
sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di
Dio..." (DCE, 6).
Sintesi
Papa Benedetto ci dà poi un’utile
sintesi (è davvero un bravo professore!)
Eros:
l’amore 'mondano'
Agape:
l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato.
Eros:
amore ascendente: sforzo verso l'alto per quel "qualcosa" senza nome
Agape: amore
discendente: l'amore divino che scende dall'alto
Eros:
l'amore possessivo (amor concupiscentiae)
Agape:
amore oblativo (amor benevolentiae)
Se tali distinzioni sono utili, Papa
Benedetto ci ricorda come queste due forme di amore non possono mai essere
completamente separate l'una dall'altra.
B. L'amore divino
Queste
due categorie - agape e eros - possono essere applicate anche a Dio.
Dio
mostra queste qualità dell'amore anche quando nella bibbia descrive il suo
rapporto con noi, il suo popolo.
Eros
"Soprattutto i profeti Osea ed
Ezechiele hanno descritto questa passione di Dio per il suo popolo con ardite
immagini erotiche. Il rapporto di Dio con Israele viene illustrato mediante le
metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l'idolatria è
adulterio e prostituzione" (DCE, 9).
Osea: "Come potrei abbandonarti,
Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? ... Il mio cuore si commuove dentro
di me, il mio intimo freme di compassione... " (Os 11, 8-9).
Il Cantico dei Cantici: ... "la
ricezione del Cantico dei Cantici nel canone della Sacra Scrittura sia stata
spiegata ben presto nel senso che quei canti d'amore descrivono, in fondo, il
rapporto di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio" (DCE, 10).
Agape
Gesù Cristo è l'amore incarnato di Dio:
un amore che è dono di sé, svuotamento (cf. il celebre Cantico di Filippesi
2,6-7: "Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un
privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di
servo, diventando simile agli uomini"):
"Nella
sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso ...
[qui si riferisce allo svuotamento o
kenosis di Dio stesso, un concetto straordinario]
... nel
quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore [agape], questo,
nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di
Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto
di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (1 Gv 4, 8)" (DCE,
12).
Papa Benedetto XVI continua dicendo:
questo amore agape è manifestato nel dono di sé dell'Eucaristia. "A questo
atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'istituzione
dell'Eucaristia, durante l'Ultima Cena" (DCE, 13).
"L'immagine del matrimonio tra Dio
e Israele diventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che era lo stare
di fronte a Dio diventa ora, attraverso la partecipazione alla donazione di
Gesù, partecipazione al suo corpo e al suo sangue, diventa unione" (DCE,
13) - nel banchetto di nozze dell'Agnello.
CONCLUSIONE
La
divinizzazione dell'umano
1.
San Benedetto: anelare con tutta l'anima alla vita eterna
(vitam aeternam omni concupiscentia spiritali desiderare RB 4,46). Questo è
eros trasformato.
2.
San Giovanni Climaco[6]:
"ho
visto anime impure impazzire furiosamente per amori carnali e, avendo tratto
dall’esperienza d’amore una riflessione sulla penitenza, hanno trasferito lo
stesso amore al Signore" (Gradino V.6 - 777A).
E ancora:
"Un uomo casto è qualcuno che ha scacciato l'amore carnale (eros) mediante
quello divino (eros), che ha usato il fuoco celeste per placare i fuochi della
carne" (Gradino XV.2 - 880D).
In altre
parole, l’eros decaduto, impuro deve essere scacciato, non mediante uno stato
di frigido distacco, ma da un "eros divino"[7].
"Colui
che è veramente innamorato s’immagina sempre il volto del suo amore e lo
abbraccia dentro di sé pieno di gioia: non riesce a dare requie al proprio
desiderio nemmeno durante il sonno, ma anche allora parla con l’oggetto del suo
desiderio. Ciò che in genere avviene per i corpi avviene anche per ciò che è
incorporeo. Un tale ferito dall’amore, diceva di se stesso, cosa che io ammiro:
Io dormo per la necessità dettata
dalla natura, ma il mio cuore veglia
per l’abbondanza d’amore (Ct 5,2)" (Gradino XXX.6-7 - 1156D).
La grande
sfida per noi è la divinizzazione dei nostri amori umani: la redenzione di eros
e la piena fioritura di agape.
I padri
monastici parlano di questo, e la loro saggezza ci sembra notevolmente contemporanea.
In
conclusione: La castità non è solo per i monaci e i religiosi! Si tratta di una
virtù potente, attraente, acquisita per grazia di Dio e con una lunga ascesi,
che ci dà la libertà di amare.
Vedete
ora, che cosa intenda san Benedetto quando ci esorta ad amare la castità? Si
tratta di una virtù degna dell'uomo, perché lo solleva dallo stato animale alla
condizione di figlio divinizzato di Dio.
[1] Giovanni Cassiano (san), Le Conferenze spirituali, Roma, Città
Nuova Editrice, 2000, (Conf. V, xi, 4) vol. I pp. 217-218.
[2] Giovanni Cassiano (san), Le istituzioni cenobitiche, Abbazia di
Praglia (PD), Edizioni scritti monastici, 2007, (Inst. VI, iv, 1) pp. 188-189.
[3] Columba Stewart, Cassian the Monk, Oxford, The Oxford University Press, 1998.
[4] Giovanni Cassiano (san), Le Conferenze spirituali, Roma, Città
Nuova Editrice, 2000, (Conf. XII, vii, 2-4) vol. II pp. 46-47.
[5] Papa Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus
Caritas Est, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2006.
[6]Giovanni Climaco (san), La scala del Paradiso, Paoline, 2007.
[7] Cfr. John Climacus, The Ladder of Divine Ascent, New York, Paulist Press, 1982,
(Introduction) p. 31.
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