mercoledì 28 dicembre 2016

La questione dell’omosessualità nella «Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis» Il compito del discernimento (di LOUIS J. CAMELI*)

Appena la Congregazione per il clero ha pubblicato, l’8 dicembre scorso, la nuova Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, i media statunitensi l’hanno descritta come una nuova proibizione per i “sacerdoti omosessuali”. In realtà, nelle sue oltre novanta pagine di testo, la Ratio offre una visione coerente e integrata della formazione sacerdotale, basata largamente sull’esortazione apostolica Pastores dabo vobis di Papa san Giovanni Paolo II e sugli insegnamenti di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco. I paragrafi della Ratio che affrontano il tema «Persone con tendenze omosessuali» sono tre (nn. 199-201). E questi paragrafi ripetono i punti salienti di un documento della Congregazione per l’educazione cattolica del 2005, l’Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli ordini sacri. L’affermazione centrale dell’Istruzione del 2005, che viene ripresa dalla nuova Ratio fundamentalis è la seguente: «la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione [vale a dire con tendenze omosessuali], non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay» (Istruzione, n. 2; Ratio fundamentalis, n. 199). In un libro pubblicato nel 2012 (Catholic Teaching on Homosexuality: New Paths to Understanding, Ave Maria Press), ho cercato di spiegare il senso di questa importante affermazione. Ritengo che il suo vero significato potrebbe non essere immediatamente chiaro a un lettore casuale o a giornalisti che vogliono trasmettere informazioni a un pubblico largamente secolarizzato sulla questione carica di tensioni dell’omosessualità. Anche se i media vi leggono l’attuazione di un divieto, il testo dell’Istruzione del 2005 parla in modo molto diverso di «criteri di discernimento». Permettetemi di attingere al mio libro per spiegare con più precisione qual è la posta in gioco per l’Istruzione e per la Ratio fundamentalis.

Sono tre le categorie di persone che devono essere escluse dall’ammissione al seminario e agli ordini sacri: quelle che praticano l’omosessualità, quelle che presentano tendenze omosessuali profondamente radicate e quelle che sostengono la cosiddetta “cultura gay”. La prima e la terza categoria sono piuttosto chiare. Una persona sessualmente attiva viene esclusa perché non vive nel celibato. A una persona che sostiene la “cultura gay”, intesa come ambiente e movimento che appoggia atteggiamenti morali discordanti con l’insegnamento della Chiesa, non si può affidare il compito di insegnare alla comunità di fede e di guidarla. La seconda categoria, invece, non è altrettanto evidente: coloro che presentano tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa categoria esige maggiore riflessione e chiarimento.
Le «tendenze omosessuali profondamente radicate» sono in contrasto — secondo l’Istruzione — con ciò che esprime un problema transitorio o una fase della crescita che occorre attraversare e superare, qualcosa che appartiene essenzialmente allo sviluppo adolescenziale. In alcuni, i sentimenti o le tendenze omosessuali possono essere proprie dell’individuo, esprimendo però soltanto un fenomeno transitorio o uno sviluppo non ancora completo, non uno schema fisso della personalità o uno schema fisso del relazionarsi.

I sentimenti sono sentimenti e, qualunque essi siano, per tutti noi possono spaziare in una moltitudine di direzioni. Quand’è però che ci troviamo dinanzi a sentimenti omosessuali rivelanti tendenze «profondamente radicate» che indicano che un candidato non dovrebbe essere ammesso al seminario o agli ordini sacri? Permettetemi di suggerire quattro casi in cui ciò accade.

Quando le inclinazioni omosessuali portano alla formazione di un’identità organizzatrice centrale, c’è evidenza di tendenze profondamente radicate. Questa identità organizzatrice centrale diventa il centro di comando della vita. Sulla base di tale identità, la persona prende importanti decisioni per la propria vita, si relaziona con gli altri, investe tempo, energie e altre risorse e — in generale — percepisce se stessa e il mondo attraverso la lente dell’“essere gay”.

Quando le inclinazioni omosessuali diventano un centro primario di attenzione e persino di preoccupazione, c’è evidenza di tendenze profondamente radicate. Ciò a cui prestiamo attenzione definisce largamente le direzioni che seguiremo nella vita. Potrebbe esserci una qualche sovrapposizione con il concetto di identità organizzatrice centrale, ma qui l’enfasi è posta sulla costante consapevolezza di ciò che sembra importare di più e appare come una preoccupazione.

Quando le inclinazioni omosessuali creano un blocco delle nostre capacità relazionali, c’è evidenza di tendenze profondamente radicate. Il desiderio sessuale può essere tale da interferire e modellare la vita interpersonale in modi morbosi. Può significare una ridotta capacità di rapportarsi con le donne in modo maturo. O può significare un rapporto eroticamente teso e distorto con alcuni uomini. In altre parole, le inclinazioni sessuali modellano e addirittura distorcono la possibilità di un relazionarsi umano elementare e autentico.

Quando nell’intimo c’è un senso di inevitabilità riguardo all’agire sulla base di inclinazioni omosessuali e questo senso di inevitabilità è dilagante, c’è evidenza di tendenze profondamente radicate. In questo caso, il senso di inevitabilità rivela una mancanza di libertà e l’incapacità di dominare e di controllare il proprio comportamento. Ci sono tanti tipi di sentimenti che attraversano la nostra vita, alcuni molto positivi, altri piuttosto negativi e distruttivi. E questo vale per ognuno di noi. Sia l’Istruzione sia la Ratio fundamentalis evitano di passare dall’esistenza di sentimenti omosessuali a un divieto totale dell’ammissione al seminario o agli ordini sacri. Con grande saggezza e prudenza, tali documenti citano il compito essenziale del discernimento, quel movimento spirituale e dono dello Spirito santo che ci permette di identificare ciò che conduce a Dio e ciò che allontana da Dio. Il discernimento permette alle autorità del seminario e all’individuo di identificare ciò che è bene e giusto per l’individuo stesso e per la Chiesa.
*Teologo
sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago

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