lunedì 25 marzo 2013

JAMES PARKER: L'AVVENTURIERO DELLA CARITÀ (di Claudio Magris)


James Parker
Scampato a un aborto, ha cambiato molte vite, tutte dedicate agli altri
James Parker, che domani riceve a Pavia il premio «Cantiamo la vita», assegnato ogni anno a chi si è distinto per aver difeso i diritti di ogni individuo in ogni fase della sua esistenza ? da quando inizia a vivere e presto a scalciare in grembo alla madre fino alla morte ? potrebbe essere il personaggio di una narrazione di Saba. Almeno di quel romanzo che Saba voleva scrivere e di cui scrisse solo la parte iniziale, il racconto Ernesto. Bellissimo e certo autosufficiente, Ernesto è la storia di un amore e di un'iniziazione omosessuale, narrata con tersa purezza e con una coraggiosa concretezza che, in quegli anni, rese a lungo impubblicabile il racconto. Ma Ernesto, nei progetti di Saba, doveva essere il racconto della fase iniziale dell'Eros, nell'adolescenza ancora indistinto ed espressione di una verità essenziale dell'amore, in cui, prima di innamorarsi di un sesso, ci si innamora di una persona. Nei programmi di Saba, questo «romanzo di formazione» doveva proseguire con la scoperta delle donne, del desiderio generale della femminilità, e concludersi con l'incontro con la donna, la compagna della vita ? la donna, come amava dire biblicamente Saba, amata in giovinezza accanto alla quale mangiare in pace il pane della vecchiaia. James Parker ha compiuto questo percorso. Di famiglia siriana musulmana, è cresciuto insieme a una sorella gemella in una famiglia protestante che lo aveva preso in adozione dalla madre, la quale altrimenti sarebbe stata spinta ad abortire, madre che ha rivisto molti anni dopo e che è divenuta amica della madre adottiva. Tuttora James e la sorella adottata insieme a lui sono in stretto affettuoso contatto con le sei sorelle e i due fratelli rimasti in Siria, musulmani molto tradizionalisti e credenti. James Parker ha avuto una giovinezza omosessuale ed è stato militante, in Gran Bretagna, per i diritti degli omosessuali. La sua conversione al cattolicesimo non lo ha allontanato affettivamente e culturalmente dalla cultura islamica e non ha relazione specifica con la sua scoperta della propria natura eterosessuale, scoperta scevra di ogni astioso e purtroppo frequente fanatismo da convertito. Ora è sposato e padre.L'essere sopravvissuto, grazie all'adozione, all'aborto lo ha portato a occuparsi di coloro su cui pesa la stessa minaccia che stava per stroncarlo, nella convinzione che l'esistenza umana è una curva unitaria e ininterrotta, dalle fasi deboli dell'inizio a quelle deboli della fine, debolezza che non intacca i diritti e la dignità dell'individuo. Ciò non ha a che vedere con la fede religiosa, perché l'embrione che scalcia lo fa indipendentemente da ogni opinione sull'esistenza o meno di Dio.Parker ha polemizzato con la legge inglese che consente l'aborto fino al sesto mese di gravidanza e anche oltre per malattie gravi e handicap, osservando che, contraddittoriamente, in Inghilterra, Paese sportivo per eccellenza, si tifa per gli atleti inglesi vittoriosi alle Paralimpiadi di Londra, atleti affetti da handicap che secondo la legge inglese avrebbero potuto essere eliminati. Il ragionamento fila, anche se confesso che sono poco sensibile a questi allori sportivi, come in genere alle competizioni agonistiche; la penso come quello Scià che, invitato alle corse di Ascot, declinò cortesemente l'invito dicendo che sapeva benissimo che fra tutti quei cavalli ce n'era uno più veloce degli altri, ma che non gli interessava sapere quale. Ammiro la vita spregiudicata di Parker, avventuriero della carità; la sua capacità di scelte difficili ? ieri l'omosessualità, oggi la difesa dei vivi in ogni loro momento. Non so se la vita sia da cantare, come suona forse enfaticamente il premio, perché non so se sia o no un bene. Più che della vita bisogna parlare dei viventi, che comunque ci sono, senza aver chiesto di nascere e senza aver meritato di morire, almeno non così presto.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Magris Claudio
Pagina 59
(09 marzo 2013) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/2013/marzo/09/AVVENTURIERO_DELLA_CARITA_co_0_20130309_ad419f5e-8883-11e2-ba9f-2c540b38aa44.shtml


martedì 19 marzo 2013

San Giuseppe modello di virilità cristiana (di Alberto Gonzaga)

san Giuseppe
Nei giorni della novena a san Giuseppe ho avuto modo di rileggere una serie di spunti di riflessione e materiali che da un certo tempo raccolgo sulla sua figura. Mi accingo ora a dare forma a queste mie riflessioni, che pubblico, il 19 marzo, come omaggio di devozione filiale al santo Patriarca.


Cercando nella Sacra Scrittura non ho trovato molti riferimenti. Giuseppe appare nella genealogia di Gesù (Lc 1,27; Lc 2,4 ; Lc 3,23; Mt 1,1-17) come Figlio di David, titolo messianico che trasmette a suo figlio ed in due brevi, ma significativi passaggi di Matteo (Mt 1,18-25 e Mt 2,13-21). Qui Giuseppe è detto “uomo giusto”; il turbamento, che prova difronte al mistero incomprensibile dell’incarnazione, si fa timore, svelandoci l’animo del santo. Ma come reagisce il giusto Giuseppe difronte al piano divino? Non una parola. Considera tutte queste cose nel suo cuore, prega, medita, contempla e quando il Signore gli si annuncia dicendogli non temere (abbi CORAGGIO), non proferisce parola, la sua risposta al piano divino è l’azione conforme alla volontà di Dio (obbedienza pronta ed incondizionata), non alla propria (prese con sé la sua sposa; fuggì in Egitto; si ritirò nella regione della Galilea). Giuseppe sembra scomparire, non v’è spazio per sfide grandiose nella sua azione, nessun protagonismo, nessun personalismo. Vive nel nascondimento operando nella Fede, ogni sua azione è guidata da una visione soprannaturale, è costantemente alla presenza di Dio; è Dio che fa le cose.

Questa giustizia è la somma di tutte le virtù che san Giuseppe, sul modello ed esempio del suo figlio divino, incarna e testimonia per noi. Prendendo spunto dal racconto evangelico mi soffermo su alcune di queste virtù, che ritengo molto pertinenti col mio peculiare percorso di persona con Attrazione per lo Stesso Sesso.

- Castità: la vocazione alla castità ha valore universale, cioè riguarda tutti gli uomini, nessuno escluso e consiste nel vivere conformemente alla natura ed al progetto divino la propria sessualità, secondo il proprio stato. Così sarà di necessità continenza per il celibe o il consacrato o potrà essere esercitata attivamente nel sacramento del matrimonio, finalizzata alla procreazione ed all’unione degli sposi. La castità non è qualificata solo dagli atti esterni, anzi trova proprio nella custodia del cuore la sorgente del vero possesso di sé che è presupposto necessario per l’autodonazione/vero amore (nessuno da ciò che non ha), per la vera virilità e per il silenzio spirituale.

- Silenzio interiore: Giuseppe, incapace di comprendere il mistero divino, considera queste cose nel suo cuore, in silenzio. Quello di Giuseppe è un silenzio non solo esteriore, da intendersi come occuparsi delle cose esteriori nella misura dello stretto necessario e con il distacco prescrittoci da san Paolo (1Cor 7,29-31) perché il tempo si è fatto breve; quanto un silenzio delle potenze dell’anima quali l'intelletto, la volontà, l'immaginazione e la passione, che ci rende attenti a noi stessi, apre il nostro cuore alle ispirazioni divine e ci dispone ad accogliere le sue grazie nella vita di orazione. La mortificazione di queste potenze (basti pensare alle distrazioni causate dalla fantasia) ci distacca dalle creature per unirci a Dio nella preghiera, ricordandoci sempre di conservare un sano equilibrio tra vita attiva e contemplativa, quest’ultima fonte necessaria da cui trarre le forze per la prima.

- Obbedienza o docilità: come la virilità è necessaria – a chi vuole seguire Cristo - per agire, così l’obbedienza è necessaria per ascoltare ed accettare, non solo Dio ma anche il mondo che ci circonda e noi stessi, nella nostra imperfezione di creature amate da Dio. Queste due virtù non possono andare disgiunte, altrimenti avremmo un carattere pauroso oppure orgoglioso, in entrambi i casi non saremmo dei sinceri discepoli di Cristo.

- Virilità cristiana: con questo termine i santi ed i teologi intendono la virtù cardinale della fortezza, cioè quella che rinsalda l’anima contro il timore e modera l‘audacia nel perseguimento di un bene difficile. Questa virtù morale è sia attiva, nella misura in cui ci fa essere risoluti, coraggiosi e costanti; sia passiva in quanto ci abilita a sopportare le sofferenze, a cui le prove (come le tentazioni) inevitabilmente ci sottopongono, solo ed unicamente per Dio.

- Nascondimento: l’animo umano è afflitto da continue razionalizzazioni (giustificazioni razionali che prendono in considerazione la realtà in modo parziale; sono plausibili ma false) come il desiderio di cambiare il mondo e non se stessi; combattere la buona battaglia; un martirio, ma solo difronte ad un degno pubblico. Difronte ad un’ingiustizia od una contrarietà queste sono risposte “di pancia”, che gratificano e gonfiano l’ego, l’esatto opposto di quanto ci mostra san Giuseppe: Lui è immerso in una costante ed intensa vita di preghiera, si pone in ascolto della parola del Dio vivente per trarre profitto dalle piccole ed oscure sofferenze che il Signore ci dona a sua maggior gloria e per il nostro bene.

Nel vangelo di san Luca (2,51) troviamo scritto che Gesù stava loro sottomesso. Questo loro si riferisce alla Madonna e a san Giuseppe, chiamato da Dio ad essere custode e protettore della sacra famiglia ed educatore di Gesù nella vita privata (almeno così la tradizione che colloca la morte del santo prima dell’inizio della vita pubblica di Gesù). Sembra quasi che Giuseppe, in virtù di questo suo ruolo paterno, abbia una sorta di diritto alla conduzione interiore delle anime nella vita spirituale. Anche per questo motivo consacro pubblicamente il mio percorso spirituale a san Giuseppe chiedendogli in particolar modo di guidarmi nel coltivare le virtù della castità, del silenzio spirituale, dell’obbedienza, della virilità cristiana e del nascondimento ad imitazione di Gesù.

venerdì 8 marzo 2013

La verità sull'omosessualità: il grido del fedele (di p. John Harvey, OSFS)


La verità sull'omosessualità: il grido del fedele

Premessa
Alcuni anni or sono mi chiesi se dovessi scrivere un altro libro sugli aspetti morali e pastorali dell’omosessualità e del comportamento omosessuale. La mia esperienza come guest editor del Journal of Pastoral Counseling del 1993, pubblicato dal Graduate Department of Pastoral and Family Counseling dello Iona College, New Rochelle, New York, mi ha convinto del fatto che avrei dovuto farlo.


L’argomento trattato nel Journal del 1993 era: “Omosessualità: sfide per il cambiamento ed il riorientamento”. Si tratta di una raccolta di saggi che presentano nuovi punti di vista circa la condizione ed il comportamento omosessuale. Mi sono convinto, ancor più che in passato, che gli argomenti trattati dovessero essere portati alla conoscenza di un pubblico più vasto rispetto agli eruditi lettori del Journal.

In questo libro, pertanto, troverete due tipi distinti di saggi. Il primo riguarda la storia ed i progressi del movimento Courage negli Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna con un’aggiunta di argomenti morali in favore dell’insegnamento magisteriale della Chiesa Cattolica. Il secondo tipo riguarda l’aprirsi di nuove prospettive di speranza per l’accompagnamento pastorale di persone con un apparente orientamento omosessuale (vi prego di notare che mi rifiuto di etichettare una persona come “omosessuale”; anche se ha quell’orientamento, c’è qualcosa di più fondamentale nella persona. La Chiesa “rifiuta di considerare la persona puramente come un ‘eterosessuale’ o un ‘omosessuale’ e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna” ).

I primi due capitoli sono considerazioni preliminari alla questione. Il primo capitolo, intitolato “Il grido del fedele alla ricerca della verità”, riassume l’esperienza collettiva dei conduttori di Courage in America ed altrove, cioè che i cattolici hanno bisogno di essere istruiti circa l’omosessualità ed i relativi comportamenti. Le persone che sperimentano un’inclinazione omosessuale, vivendo in una cultura che ritiene che le persone “nascano” gay e dovrebbero semplicemente accettare uno stile di vita attivamente omosessuale, restano confuse. Dovrebbero consentire a queste inclinazioni per essere “felici”, come sostengono molti terapisti?
C’è speranza di venir fuori da questa condizione per mezzo di terapia, gruppi di supporto e preghiera?

Il secondo capitolo, “La storia di Courage”, descrive l’espansione del movimento Courage fino ad includere genitori, parenti ed amici dei membri di Courage. Quest’ultimo gruppo si chiama “EnCourage”. Genitori i cui figli/e rifiutano di accettare gl’insegnamenti cattolici sul comportamento omosessuale trovano supporto e consolazione agli incontri di EnCourage. Amano partecipare agli incontri annuali di Courage dove possono parlare con i membri.

Nel terzo capito padre Jeffrey Keefe esamina attentamente i problemi relativi alle origini della condizione omosessuale; nel quarto capitolo esamino se sia possibile per una persona cambiare il proprio orientamento sessuale. Grazie alle ricerche di padre Keefe, si può dire con sicurezza che non abbiamo prova che la condizione dell’omosessualità sia il risultato principalmente dei geni o di ormoni prenatali; anzi, la prova che offre, insieme a Maria Valdes e al dottor Richard Fitzgibbons, indica la preminenza dei fattori psicologici nello sviluppo dell’orientamento omosessuale. Dopo molti anni di ricerca e counseling condivido la loro visione.

Il quarto capitolo tratta di come i conduttori di Courage incoraggino le persone con orientamento omosessuale a venirne fuori, pur ammettendo che alcuni non sono in grado o non vogliono intraprendere i considerevoli sforzi richiesti dal processo di cambiamento. La difficoltà è particolarmente evidente per le persone oltre i quarant’anni che abbiano sofferto di dipendenza sessuale e che desiderano solo condurre una vita casta. Il quinto capitolo tratta di come si possa condurre una vita cristiana di castità in queste circostanze.

Nel magistero cattolico la riflessione centrale è quella sulla morale oggettiva dell’attività omosessuale, già esposta nel mio libro The Homosexual Person. Qui, nel capitolo sei, approfondisco ulteriormente l’argomento sulla base della tradizione divina e della sacra scrittura con particolare attenzione alla connessione essenziale tra il magistero della Chiesa sulla natura della sessualità umana e del matrimonio con il magistero sul comportamento omosessuale. Il magistero sul matrimonio si trova in molte fonti, inclusa La costituzione pastorale Gaudium et spes Sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, nn. 47-52 e nel Catechismo della Chiesa Cattolica, passim. Nel contempo non ho trascurato la questione della libertà soggettiva di una persona con tendenze omosessuali.

Dato che il mio obiettivo principale in questo libro è di fornire un accompagnamento pastorale a persone con un orientamento omosessuale, nel capitolo sette, “Prospettive pastorali”, affronto una molteplicità di problemi connessi. Uno di questi problemi che richiede un’attenta analisi è la questione dei così detti diritti gay, che esamino con una certa attenzione con l’aiuto di studiosi di diritto e filosofi cattolici. Il capitolo otto, quindi, costituisce una risposta al movimento dei diritti gay, che continua a promuovere lo stile di vita omosessuale come alternativa al matrimonio.

Interessandomi agli studi sulle unioni dello stesso sesso, ho letto Same sex unions in pre-modern Europe (New York: Villard Books, 1994) del defunto John Boswell ed ho ritenuto necessario ribattere alle sue tesi. Lo faccio nel capitolo nove, dove affronto anche altri problemi. Per molti anni ho constatato la mancanza di studi seri sulle donne con inclinazioni omosessuali. Nel capitolo dieci, pertanto, dopo alcune riflessioni generali, presento un gruppo di donne cattoliche, per la maggior parte membri di Courage, tutte intente a cercare di vivere una vita casta. Le loro testimonianze parlano da sole. È incoraggiante osservare come queste donne abbiano acquisito consapevolezza di sé scrivendo le proprie storie. Altre donne, leggendo questo capitolo, potrebbero essere invogliate a cercare un accompagnamento spirituale ed un efficace terapia per cambiare le loro vite, per quanto possibile.

Nell’Appendice I, il dottor Richard Fitzgibbons, insieme al quale ho partecipato a molti gruppi di lavoro, esplora l’interrelazione di emozioni in persone con tendenze omosessuali e l’importanza della spiritualità nella guarigione della persona; le sue intuizioni come risultato di molti anni di esperienza clinica; la sua analisi della rabbia nei clienti è affascinante.

Nell’Appendice II, la dottoressa Maria Valdes, spiega il suo metodo terapeutico ed il suo uso creativo del biofeedback per aiutare i suoi clienti ad uscire dalla condizione dell’omosessualità. Nel corso di venticinque anni di esperienza ha avuto un successo straordinario in questa impresa, ma voglio che sia lei a raccontare la sua storia.

Sono cosciente del fatto che quanto scritto dai miei stimati colleghi e dal sottoscritto costituisca un contributo ad un discorso aperto con altri specialisti, direttori spirituali ed i membri di Courage. Cerchiamo di comprendere meglio i molteplici fattori in gioco, non solo nella genesi della condizione omosessuale, ma anche nell’aiutare le persone ad andare verso l’eterosessualità.


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Non commettere atti impuri (di p. Cornelio Fabro C.S.S.)

p. Cornelio Fabro C.S.S. (1911-1995)

Anche il sesto comandamento è ancorato, come i precedenti, sulla giustizia ch'è il fondamento del vivere umano secondo ragione. In questo comandamento anzi sembra che la giustizia assuma una pienezza di forme ed una intimità spirituale che gli altri comandamenti preparano e sotto altri aspetti suppongono e svolgono; perché è nella pratica della castità cristiana che l'uomo si può volgere con filiale amore a Dio, ottiene una superiore comprensione del prossimo e guarda con dignità a se stesso. Se gli altri comandamenti verso il prossimo attingono una particolare sfera di doveri, il sesto comandamento ricorda forse più di tutti al nostro orgoglio la miseria senza limite di uno spirito ferito che vive dentro un corpo assalito senza posa dalle fiamme della concupiscenza. Su questa ferita profonda e inesplicabile, solo la teologia apre un barlume con il dogma del peccato originale e la chiama, con S. Paolo, il «fomite della concupiscenza». Dio aveva creato l'uomo integro nell'armonia dei sensi e nel pieno possesso del suo spirito, dotato di vita immortale e rivestito di grazia: la veste luminosa e incorruttibile dell'innocenza manteneva Adamo ed Eva in purità verginale sotto lo sguardo di Dio. Ma essi disubbidirono e, fatti ribelli a Dio, sentirono immediatamente in sé la pena della ribellione del senso e corsero al vano riparo delle foglie: vana diventò la vita ch'ebbe fatiche, pianto e morte e il destino delle foglie che il vento rapisce e aggroviglia nel fango. La ferita della concupiscenza non viene tolta neppure col Battesimo che ci dona la grazia: essa rimane nell'anima quasi come il segno di una libertà ch'è mancata all'appuntamento con l'Assoluto. È da questo punto umiliante e doloroso che per la maggior parte degli uomini s'inizia la riflessione sull'esistenza: è dottrina di S. Tommaso che «l'infezione della colpa originale appare specialmente nei movimenti della passione impura, i quali non sono soggetti alla ragione» (Somma Teologica, Ia-IIae, 82, 4 ad 3).

Ecco la prima beffa e il primo schiaffo di Satana, invidioso della bellezza che risplendeva nel primo uomo: la concupiscenza è l'infezione congenita che turba e scuote non solo l'organismo psico-fisico ma l'intero ambito della coscienza con quelle scosse ed oscillazioni paurose che fanno gemere i santi e impazzire i peccatori.

Il secondo schiaffo, e forse il più pericoloso, è quello che l'uomo si dà da se stesso quando si lascia gradualmente avvinghiare dalla seduzione sottile e ostinata, dalle impressioni sensuali, dagli affetti proibiti, dalle compiacenze lascive, dalle immaginazioni torbide che reclamano la soddisfazione dei sensi. Non c'è sentiero della vita che non abbia i suoi lacci, né manifestazione dello spirito – dall'arte alla mistica o piuttosto pseudo-mistica – che non abbiano in agguato il demone meridiano: non c'è età o condizione sociale che dia l'incolumità dal morso di questo serpente.

Il terzo schiaffo proviene dall'ambiente sociale. Gli eccessi delle passioni giovanili, l'infrazione del vincolo coniugale, le stesse degenerazioni più inconfessabili non sono un'invenzione moderna: leggiamo infatti nella Sacra Scrittura che Dio si pentì di aver creato l'uomo, perché la carne aveva corrotto tutte le sue vie (Genesi, VI, 12); perciò scatenò il diluvio e sommerse in una pioggia di zolfo e di fuoco Sodoma e Gomorra. 

Tuttavia vi furono anche nel paganesimo epoche di sani costumi – come ancor oggi li riscontriamo nei popoli più primitivi – e poi anche in mezzo a tanti eccessi, c'erano spiriti diritti che tenevano lo sguardo in alto: S. Agostino loda i filosofi antichi i quali, con rischio della propria vita, sconfessarono le indecenti mitologie volgendo l'animo all'unico vero Dio, padre degli uomini e purissimo spirito (De Civitate Dei, l. II, c. 7). Oggi però quest'aristocrazia dello spirito diventa sempre più rara: gli enormi progressi della tecnica eliminano con le distanze materiali e sociali anche quelle spirituali e per la prima volta nella storia dell'umanità le masse si presentano alla ribalta come fattore decisivo. E dietro la massa, nella folla anonima, ognuno si può nascondere e difficilmente si può liberare. Più dell'opinione pubblica nella cultura e nella politica, bisogna temere l'opinione pubblica nel campo del costume: coscienze che si battono – o dicono di battersi – fino all'ultimo per opposte convinzioni culturali o politiche, seguono poi nella vita privata gli stessi canoni del più sordido edonismo.

È il tessuto più delicato della vita umana che qui è interessata ove lo Stato e la famiglia sono i primi responsabili: non si dica che la prima colpa va attribuita alla stampa, al cinema, alla radio né – quando verrà
anche fra noi – alla televisione. Lo Stato ha il dovere di vigilanza su quanto viene offerto al pubblico e la legge difende il buon costume civico: basta applicarla senza timori e infingimenti. Ma nessuno, è obbligato
a comperare giornali riviste e romanzi, né ad andare al cinema o ad aprire la radio. È inutile quindi imprecare ai tempi: ciascuno è responsabile di quel che porta sulla bilancia.

L'abile impresario, l'opulento produttore conosce il suo pubblico e lo tiene a guinzaglio come un giumento: gli scrocca fior di quattrini e gli ammannisce l'immondo pastone di trame e sequenze perverse che fanno a pugni coi principi più elementari del costume e della dignità cristiana. Ma non ci si può nasconder nel pubblico perché il pubblico nella vita dello spirito non esiste: ci siamo io, tu, c'è ciascuno di noi e ogni genitore è responsabile di quel che vedono, sentono e leggono i propri figli. L'opera del sacerdote e dell'educatore deve necessariamente fallire o ridursi a proteggere poche anime elette, quando fuori della Chiesa farnetica incontrollata la sarabanda dei sensi. Illustri famiglie e interi popoli sono scomparsi e altri sono in procinto di scomparire perché il vizio ha bruciato la linfa vitale. Lo stesso istituto del matrimonio, elevato da Cristo alla dignità di sacramento, sembra non riesca più ad arginare il calcolo del piacere proibito. Gli sposi, non sanno più trovare nel prodigio di un nuovo essere, nel sorriso dei propri bimbi, nel pulsare generoso del proprio sangue rinnovato, la gioia e la ragione principale della propria unione.

In tutta questa ardua e umiliante materia sta eretta la Chiesa con le sue materne esortazioni e l'efficacia dei suoi mezzi di santificazione. La disciplina esteriore va sorretta con l'altezza della vita interiore. La Chiesa perciò ricorda all'uomo di essere stato creato ad immagine di Dio ed elevato mediante il Battesimo alla dignità di figlio adottivo così che, secondo l'insegnamento di S. Paolo, il corpo stesso, diventa il tempio vivo della divinità e l'abitazione del Divino Spirito. Nessuno quindi, sposato o celibe, può abusare del suo corpo o di quello altrui per nessun pretesto e in nessun modo, perché il nostro corpo è elemento della nostra personalità ed è unito nel destino finale di gioia o di tormento con la sorte finale dell'anima. Il cristiano di oggi deve difendere a palmo a palmo la sua fede: deve barricarsi intransigente dietro i capisaldi della fede e smobilitare i sofismi che lo vogliono confondere. Il Cattolicesimo in conformità del Vangelo esalta e raccomanda la castità perfetta, ma benedice anche – come fece Gesù a Cana – il matrimonio perché sia santo anch'esso ed allevi alla Chiesa nel timore di Dio nuovi figli. Ma prima del matrimonio e fuori del matrimonio, nulla a nessuno è consentito in questa materia. Il cristiano però in questa lotta non è solo: ha dalla sua la stessa divina onnipotenza.

Contro gli stimoli della natura corrotta la Chiesa raccomanda l'esercizio della preghiera e la pratica frequente dei Sacramenti: essi sono i contrafforti della difesa spirituale ma soprattutto le fonti di energia soprannaturale per la lotta contro le provocazioni della carne. La preghiera, secondo la pietà cattolica, non deve essere mero convenzionalismo di formule fatte, bigotteria o superstizione, ma fervente e umile implorazione al Padre celeste con la mediazione del suo divin Figlio Cristo Gesù e con l'intercessione della purissima sua Madre, la Vergine Maria. Ma alla preghiera la pietà cattolica unisce come mezzo indispensabile la frequenza dei Sacramenti della Penitenza e dell'Eucarestia che ci rinnovano nell'intimo e ci comunicano il Sangue di Cristo. Nessun mezzo vince l'efficacia di questi Sacramenti che hanno l'arcano potere di sopire la carne e di accendere lo spirito in confidente letizia. Infine, come mezzo di disinfezione spirituale contro i miasmi di una civiltà in putrefazione, la Chiesa propone ai suoi figli il ricordo delle verità immutabili del nostro ultimo destino: la morte, il giudizio, l'inferno e il paradiso. Bisogna essere immensamente fatui ed estremamente perversi per non sentire il brivido dell'incognita di questo traguardo: si può dire che il polso della vita spirituale – nel singolo come in un'epoca – dipende dal modo com'è sentito il ritmo del tempo e l'avvicinarsi della morte: per ognuno di noi essa è lo specchio che ci riflette nell'eternità. Chi pensa davvero alla morte davanti a Dio, non può scherzare con la vita; non può darsi alla carne e tripudiare nel «momento», quando l'eternità e sempre in ascolto. Il timore che oggi gli uomini hanno della morte è di natura panica, animale, non cristiana: si teme la fine del tempo, non ciò che poi attende, – perché non si crede più veramente in Dio, non si pensa alla morte. E la sferza del pensiero della sorella morte e del giudizio di Dio vale la pace più saporosa e la vittoria più gioconda di questa grama esistenza.

Non v'è dubbio che la pratica della castità è fra le cose più ardue e la lotta più generosa non è sempre esente da cadute e ferite ed esige una particolare assistenza divina. Ma il precetto della castità non cambia e si erge di fronte ai secoli come la misura della divina vocazione offerta all'uomo. Eppure – per uno strano paradosso – la suggestione del male può diventare minima e scomparire anche per lungo tempo completamente, quando una grande nobile passione s'impossessa dell'anima; la dedizione assoluta alla propria missione scientifica, religiosa o sociale, un affetto puro e sublime, lo stesso schietto e beninteso orgoglio umano di non voler scomparire come polvere, riescono a ricreare in molte coscienze l'etere puro della vita del Paradiso. Nulla quaggiù vale l'incanto di un'adolescenza intatta e di una virilità casta: l'uomo che così si avvicina a Dio, gusta il sapore recondito delle divine cose e gravita per un dolcissimo peso nella sfera dell'infinita luce ch'egli solo quaggiù ha il dono di comunicare a quanti si travagliano in fondo alla valle. Così il VI Comandamento «non commettere atti impuri», mentre tanto ci umilia nel timore salutare della nostra fragilità, contiene tuttavia la più audace promessa e il tripudio della gioia essenziale che Cristo annunziò sul monte delle beatitudini: «Beati i puri di cuore perché vedranno Iddio».
(1953)

mercoledì 6 marzo 2013

Omosessualità & Speranza: Domande e Risposte (di Catholic Medical Association)

Omosessualità e Speranza

L’opuscolo della Associazione Medica Cattolica Nordamericana (CMA) Omosessualità & Speranza: Domande e risposte sull’attrazione per lo stesso sesso fornisce consigli chiari, rispettosi della particolare sensibilità ed aggiornati, alle persone ed alle famiglie alle prese con l’attrazione per lo stesso sesso. Omosessualità & Speranza è stato stampato per la prima volta nel 1999 in forma di opuscolo come strumento al servizio della professione medica, della Chiesa e della società. Successivamente, nel 2003, è stato pubblicato un opuscolo più breve, per dare risposte alle domande più frequenti sull’attrazione per lo stesso sesso. Le successive edizioni del pamphlet Omosessualità & Speranza, nel 2008 e nel 2010, presentano una nuova grafica ed impaginazione, citazioni aggiornate che riflettono la ricerca più recente sull’attrazione per lo stesso sesso e una nuova domanda sui recenti tentativi di attribuire il titolo di “matrimonio” alle relazioni tra persone dello stesso sesso.
Il testo integrale della dichiarazione Omosessualità & Speranza (leggi) costituisce la posizione scientifica dei medici cattolici ed  è stato adottato (17 Aprile 2012) dalla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC) come uno dei suoi documenti ufficiali
Omosessualità e Speranza:
Domande e risposte per comprendere l’attrazione per lo stesso sesso
Negli ultimi quarant’anni pochi problemi etici e morali si sono dimostrati più complessi del comprendere e trattare terapeuticamente persone che provano attrazione per lo stesso sesso (ASS). Medici ed associazioni professionali hanno modificato significativamente le proprie linee guida, a volte più a causa di una pressione culturale che non in base all’emergere di nuovi dati scientifici. L’opinione pubblica, influenzata da una molteplicità di fattori, si è allontanata dagli atteggiamenti tradizionali. Le associazioni militanti gay e lesbiche hanno richiesto ed ottenuto in maniera crescente il riconoscimento giuridico dei diritti e l’accettazione sociale, ben al di là di quanto non abbiano mai avuto in nessuna società moderna.
Attraverso questi significativi cambiamenti la missione della Chiesa è rimasta immutata – portare testimonianza della verità e condurre le persone ad un rapporto con il Dio trino. Non c’è contrasto tra l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio, la famiglia, l’omosessualità e la ricerca scientifica autorevole su questi argomenti perché sia la fede che la scienza mettono in luce la verità sulla persona umana. Così la Chiesa ha continuato a sostenere la sua coerente valutazione morale degli atti omosessuali ed a sviluppare contemporaneamente il suo approccio pastorale verso le persone che provano ASS.
L’Associazione Medica Cattolica ha lo scopo di mettere in pratica i principi della fede e della moralità cattolica nella scienza e nella pratica della medicina comunicando questa fede alle professioni mediche e più in genere alla società. Il nostro obiettivo in questo opuscolo è quello di offrire assistenza alle persone che sperimentano un’ASS ed alle loro famiglie così come a educatori, politici, operatori del sistema giudiziario ed alla società fornendo, in un formato accessibile, risposte alle più comuni domande basandoci sulle più aggiornate prove scientifiche e sulla perenne saggezza della Chiesa cattolica. La buona notizia è che si può prevenire l’ASS, la si può trattare terapeuticamente e con l’aiuto della grazia di Dio e di una appropriata consulenza, è possibile vivere la castità conformemente al proprio stato di vita.
L’ASS è determinata geneticamente prima della nascita?
No. Molti credono che sia così perché le persone con ASS spesso riferiscono di aver scoperto la propria ASS piuttosto che averla scelta. I principali mezzi d’informazione continuano a propagandare l’idea che sia stato scoperto un “gene gay”. Tuttavia i ricercatori non sono riusciti a trovare la prova di una causa biologica dell’ASS (1-5), anche gli attivisti gay stanno prendendo le distanze rispetto alla pretesa esistenza di un “gene gay”. Se l’ASS fosse geneticamente predeterminata prima della nascita virtualmente i gemelli dovrebbero mostrare sempre lo stesso modello d’attrazione sessuale. Però uno studio sui maschi nell’Australian Twin Registry ha rilevato che solo l’11% dei gemelli omozigoti con ASS ha un fratello gemello che prova anche lui ASS. È importante inoltre notare come un numero consistente di studi ha rilevato come i modelli d’attrazione sessuale non siano stabili nel tempo. Alcune persone smettono spontaneamente d’identificarsi come omosessuali durante la maturazione o grazie ad un aiuto esterno.
Se l’attrazione per lo stesso sesso non è determinata geneticamente, qual è la causa?
Ci sono molte strade che portano all’ASS. L’attrazione per lo stesso sesso ed i comportamenti relativi sembrano essere la conseguenza di una convergenza di fattori dello sviluppo, emotivi, psicologici e sociali. Ogni persona con ASS ha una storia personale del tutto peculiare, ma ci sono alcuni elementi comuni:
  1. Mancanza di un rassicurante legame genitore-figlio nella prima infanzia.
  2. Disordine di identità di genere (GID) infantile insieme alla mancanza di un appropriato incoraggiamento dei bambini da parte dei genitori ad identificarsi con i tratti di mascolinità o femminilità e a stringere amicizie con persone dello stesso sesso. (17)
  3. Separazione fisica da uno o entrambi i genitori durante l’infanzia. (17)
  4. Nei maschi, un’insufficiente relazione padre/figlio dovuta ad un padre percepito come distante, critico, egoista, collerico o che era un alcolista; o una madre percepita come invadente (10,16), eccessivamente dipendente, collerica ed esigente. (7,8,12)
  5. Nelle femmine, una madre depressa o disturbata psicologicamente nei primi mesi di vita o emotivamente distante, critica o dispotica; coetanee non accoglienti; un padre che abbandona la famiglia o percepito come collerico, critico, distante, egoista o che era un alcolista.
  6. Mancata identificazione e costituzione di legami d’amicizia con persone dello stesso sesso; profonda solitudine. (13,14)
  7. Nei maschi, una mancanza di accettazione da parte dei coetanei, un’immagine svalutata del proprio corpo e una debole identità maschile derivante dall’incapacità di praticare gli sport più diffusi, come il calcio, a causa del modesto coordinamento motorio mano/occhio. (6,7)
  8. Una storia personale di abuso infantile, particolarmente abuso sessuale o stupro. (17,18)
  9. Sentimenti d’inferiorità (sentirsi meno mascolini o femminili) o di non appartenenza che portano all’autocommiserazione e all’autodrammatizzazione (7)
  10. Una storia personale di scherno o discriminazione, tra i bambini il cui temperamento ed aspetto possano influire sul modo in cui vengono trattati, e come alcuni bambini reagiscono di fronte a queste forme di abuso. (7)
  11. Narcisismo e profondo egoismo. (15)
Quali sono i segnali d’allarme che un bambino sta sviluppando un’attrazione per lo stesso sesso?
Se un bambino mostra sintomi di GID come identificazione con il sesso opposto, ridotta capacità di stringere legami con coetanei dello stesso sesso, mancanza di giochi di lotta (per i ragazzi), travestitismo, disagio verso il proprio sesso e fobia sociale è decisamente a rischio. Se il GID non viene trattato circa il 75% dei bambini può sviluppare un attrazione per lo stesso sesso. (17)
Si può prevenire l’attrazione per lo stesso sesso?
Si. Un’identificazione precoce dei bambini a rischio, unitamente ad un’appropriata psicoterapia ed alsupporto dei genitori, sono fattori decisivi per un’efficace prevenzione e trattamento della sofferenza emotiva in questi bambini e adolescenti. (19,20) (Si vedano anche le letture consigliate)
Perché è importante aiutare le persone che provano attrazione per lo stesso sesso?
Oltre alla sofferenza emotiva ed all’esclusione sociale sofferte dalle persone che provano ASS, ricerche scientifiche recenti e ben pianificate hanno dimostrato che diverse sindromi psichiatriche sono molto più diffuse negli adolescenti e negli adulti con ASS. Tra queste: depressione maggiore (14,21,22), disturbi d’ansia (14,20,21), abuso di sostanze (14,21,22,24), disordini del comportamento (14), ideazione suicidaria e tentativi di suicidio (14,22,23). Sebbene si accusi come fonte di questi problemi l’atteggiamento sociale verso le persone con ASS, ricerche condotte in paesi con un alto tasso di accettazione sociale (Olanda e Nuova Zelanda) hanno riscontrato indici simili. Numerose ricerche hanno riscontrato come sia più probabile che le persone con ASS siano state abusate sessualmente da bambini e che abbiano sofferto di violenze domestiche o stupro (27). In una ricerca, il 39% dei maschi con ASS ha riferito di essere stato abusato dal partner dello stesso sesso. Gli uomini con ASS si espongono ad un alto rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili perché è più probabile che pratichino attività sessuali ad alto rischio con diversi partner. Inoltre le persone con ASS hanno un’aspettativa di vita più bassa. (28,29)
Se un adolescente o un adulto manifesta attrazione per lo stesso sesso o comportamenti connessi, cosa si può fare?
Una persona può rivolgersi a professionisti della saluta mentale con un esperienza specifica nel trattamento dell’ASS. È importante ricordare che le persone con ASS potrebbero soffrire di molti altri disturbi psicologici e forme di dipendenza che potrebbero complicare il percorso di recupero. È spesso necessario, pertanto, un trattamento integrato. I programmi di trattamento efficaci hanno spesso una componente spirituale, come nel trattamento delle dipendenze. Sviluppare un rapporto col Signore come fosse il proprio miglior amico, con Dio padre come il proprio vero, amorevole genitore e la devozione a Maria e san Giuseppe sono particolarmente utili per i cattolici. (Si vedano le letture consigliate)
Quali sono gli obiettivi della terapia?
La terapia può aiutare un cliente a identificare le cause sottostanti la propria ASS, che spesso includono scarsa autostima, ansia, rabbia, tristezza, solitudine e superare la sofferenza emotiva. Il trattamento può allora aiutare la persona a lavorare per raggiungere la libertà di vivere in castità* secondo il proprio stato di vita. Alcuni clienti desiderano sposarsi ed avere figli; altri scoprono di essere chiamati ad un vita celibataria.
Quanto è efficace la terapia per l’ASS?
Pur non essendoci garanzie abbiamo tuttavia molti resoconti di terapie efficaci per l’ASS. Il successo dipende da molti fattori inclusa la competenza professionale del professionista della salute mentale, il rapporto tra terapista e cliente, la durata del trattamento, la presenza di altri problemi psicologici, l’abuso di sostanze o la dipendenza sessuale. È impossibile predirne i risultati. Una recente ricerca condotta su 200 tra uomini e donne, che si sono rivolti ad un aiuto specialistico per risolvere l’ASS, ha riscontrato che il 64% degli uomini ed il 43% delle donne dopo il trattamento s’identificava come eterosessuale (5,10,30). Il mancato conseguimento dell’obiettivo con la terapia può essere scoraggiante ma, contrariamente a quanto affermato dai detrattori della terapia, le ricerche non dimostrano un incremento del disagio psicologico come risultato della terapia. (31)
Cos’altro si può fare per aiutare le persone ad affrontare l’ASS?
Ogni cattolico che provi un’ASS dovrebbe avere la possibilità di ricorrere a professionisti della salute mentale, gruppi di supporto, sacerdoti e direttori spirituali che riconoscano inequivocabilmente gl’insegnamenti della Chiesa in materia di omosessualità e su ogni aspetto della morale sessuale. Eccellenti gruppi di supporto fedeli al magistero della Chiesa sono Courage per persone che sperimentano un’ASS ed Encourage per i loro famigliari. È essenziale un certo discernimento nel valutare i gruppi di supporto per persone con ASS poiché la maggior parte di essi si oppone all’insegnamento della Chiesa in materia di morale sessuale.
Sono importanti i sacramenti per chi prova ASS?
Si. Molte persone con ASS riferiscono che il ricevere spesso l’Eucaristia e l’adorazione eucaristica si rivelano utili nella lotta contro la solitudine e la tristezza, la mancanza di fiducia in se stessi, la rabbia, l’ansia ed altre situazioni di sofferenza emotiva. Le grazie del sacramento della riconciliazione possono aiutare a dar forza alle persone nella loro lotta contro le tentazioni ed i comportamenti correlati all’ASS. Questi due sacramenti sono fondamentali nella guarigione dei cattolici con ASS.
Che ruolo ha la comunità cattolica?
L’autentica carità cristiana e la preghiera per le persone con GID e ASS e le loro famiglie dovrebbero essere elementi caratteristici della vita di una comunità cattolica. Genitori, sacerdoti ed insegnanti hanno la responsabilità fondamentale di trasmettere integralmente l’insegnamento della Chiesa in materia di morale sessuale, contrastare un’informazione non corretta sull’ASS ed incoraggiare le persone con ASS a cercare aiuto. I professionisti cattolici della salute mentale, educatori, medici, sacerdoti e religiosi dovrebbero riconoscere che la scienza medica sostiene il magistero della Chiesa sull’omosessualità (5). La vera compassione per chi prova ASS comporta il dire loro la verità scientifica circa il trattamento. I pediatri dovrebbero fornire informazione e le linee guida iniziali per il trattamento del GID.
Le unioni tra persone dello stesso sesso dovrebbero essere riconosciute o considerate come “matrimonio”?
La ricerca sulle unioni tra persone dello stesso sesso dimostra che sono sensibilmente differenti in quanto esclusività e permanenza non sono presenti o desiderate nella maggior parte di queste unioni. Le unioni tra persone dello stesso sesso sono soggette ad una significativa maggior prevalenza di abusi domestici, depressione, abuso di sostanze e malattie sessualmente trasmissibili. I medici dovrebbero metter in guardia i loro pazienti dai pericoli delle unioni tra persone dello stesso sesso e prendere posizione contro l’affidamento o l’adozione di bambini in relazioni così instabili. Una quantità schiacciante di ricerche scientifiche ben progettate dimostra che l’ambiente più sano per lo sviluppo del bambino è una casa con una madre ed un padre sposati.
Cosa insegna il Catechismo della Chiesa cattolica sulla castità e l’omosessualità?
L’Associazione Medica Cattolica si conforma al magistero come delineato nel Catechismo della Chiesa cattolica:
  • “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza”. (CCC, 2358)
  • “Ogni battezzato è chiamato alla castità.” (CCC, 2348) “Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità nella continenza”(CCC, 2349) “…la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.” (CCC, 2357)
  • “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.” (CCC, 2359)
Bibliografia
Le citazioni complete ed un numero maggiore di fonti sono contenute nella versione integrale del documento, Omosessualità e speranza, disponibile sul sito www.cathmed.org
  1. Byne, W., et al. Archives of General Psychiatry. 50: 229 – 239, 1993
  2. Crewdson, J. Chicago Tribune. June 25, 1995
  3. Goldberg, S. National Review. February 3: 36 – 38, 1992
  4. Horgan, J. Scientific American. November : 28, 1995
  5. Si veda la bibliografia completa in Omosessualità e speranza www.cathmed.org
  6. Bailey, J. et al. Archives of Sexual Behavior. 22, 5: 461 – 469, 1993
  7. Fitzgibbons, R. In Wolfe, C. Homosexuality and American Public Life, Spense. 85 – 97, 1999
  8. Apperson, L. et al. Journal of Abnormal Psychology. 73, 3: 201 – 206, 1968
  9. Bene, E. British Journal of Psychiatry. 111: 803 – 813, 1965
  10. Bieber, I. et al. Homosexuality: A Psychoanalytic Study of Male Homosexuals. NY: Basic Books, 1962
  11. Pillard, R. Psychiatric Annals. 18, 1: 52 – 56, 1988
  12. Sipova, I. et al. Homosexuals and Social Roles, NY: Haworth. 75 – 85, 1983
  13. Hockenberry, S. et al. Archives of Sexual Behavior. 16, 6: 475 – 492, 1987
  14. Fergusson, D. et al. Archives of General Psychiatry. 56, 10: 876 -888, 1999
  15. Fitzgibbons, R. in Truth About Homosexuality, Fr. Jhon Harvey, O.S.F.S., ed. Ignatius Press, 1996 (www.culture-of-life.org)
  16. Snortum, J. et al. Psychological Reports. 24: 763 – 770, 1969
  17. Zucker, K. Et al. Gender Identity Disorder and Psychosexual Problems in Children and Adolescents. NY: Guilford, 1995
  18. Finkelhor, D. Child sexual abuse: New theory and research. NY: The Free Press, 1984
  19. Fitzgibbons, R., et al. in Lay Witness. June 2001 (www.narth.com)
  20. Rekers, G., ed. Handbook of Child and Adolescent Sexual Disorders. Lexington Books, 1997
  21. Sandfort, T.G. Archives of General Psychiatry. 58, 1:85-91, 2001
  22. Skegg, K., et al. American Journal of Psychiatry. 160, 3:541-546, 2003
  23. Herrell, R., et al. Archives of General Psychiatry. 56, 10:867-874, 1999
  24. Garofalo, R. et al. Pediatrics. 101, 5: 895 – 903, 1998
  25. Sandfort, T.G. Archives of Sexual Behavior. 32, 1:15-22, 2003
  26. Xiridou, M. AIDS. 17,7:1029-1038, 2003
  27. Greenwood, G., et al. American Journal of Public Health. 92, 12:1964-9, 2002
  28. Hogg, R., et al. International Journal of Epidemiology. 26, 3:657-61, 1997
  29. Diggs, J. R. “Health Risks of Gay Sex” Corporate Research Council, 2002 (http://corporateresearchcouncil.or/white_papers.html)
  30. Nicolosi, J., et al. NARTH 1998
  31. Spitzer, R. L. Archives of Sexual Behavior. 32, 5:403-417, 2003
  32. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1997.
Dove trovare aiuto
Gruppi di Courage ed Encourage
Internet
NARTH – www.narth.com
CMA – Catholic Medical Association USA – www.cathmed.org
Courage International – www.couragerc.org
Courage Italia – www.courageitalia.it
Letture suggerite
Gerard Van den Aardweg Omosessualità e speranza. Terapia e guarigione nell’esperienza di uno psicologo, Ares, 1995
Gerard Van den Aardweg Una strada per il domani. Guida all’(auto)terapia dell’omosessualità, Città nuova, 2004
Tony Anatrella La teoria del «gender» e l’origine dell’omosessualità – Una sfida culturale, San Paolo, 2011
Congregazione per la Dottrina della Fede Cura pastorale delle persone omosessuali. Lettera e commenti, LEV, 1995
Andrew Comiskey L’ identità ferita. Come superare le ferite sessuali e relazionali, San Paolo, 2005
Roberto Marchesini Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici), Fede & Cultura, 2007
Roberto Marchesini Omosessualità maschile, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, 2011
Joseph Nicolosi e Linda Ames Nicolosi Omosessualità. Una guida per i genitori, Sugarco, 2002
Joseph Nicolosi Oltre l’omosessualità. Ascolto terapeutico e trasformazione, San Polo, 2007
Joseph Nicolosi Omosessualità maschile: un nuovo approccio, Sugarco, 2002
Joseph Nicolosi Omosessualità. Manuale di orientamento, Sugarco, 2010
Obiettivo Chaire ABC per capire l’omosessualità, San Paolo, 2005

*Castità: la virtù morale che, sotto la virtù cardinale della temperanza, esprime la raggiunta integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale. (32)