lunedì 21 ottobre 2013

Un nuovo ceppo di HIV si sta diffondendo rapidamente in Russia (RIA Novosti)

Un nuovo ceppo di HIV  si sta diffondendo rapidamente in Russia (RIA Novosti)
MOSCA, 16 ottobre (RIA Novosti) - Un centro di ricerca scientifica in Siberia , ha dichiarato mercoledì che ha scoperto un nuovo ceppo del virus HIV in Russia e che il virus si sta diffondendo "a un ritmo rapido".
Il sottotipo, noto come 02_AG / A, è stato individuato nella città siberiana di Novosibirsk nel 2006 e ora rappresenta oltre il 50 per cento delle nuove infezioni da HIV nella regione.
La dichiarazione riferisce che il numero di persone sieropositive che vivono nella regione di Novosibirsk è balzato da circa 2.000 nel 2007 a 15.000 nel 2012, citando il Centro federale Russo per l’AIDS.
Il 02_AG / A potrebbe essere la forma più aggressiva del virus HIV in Russia, ha detto Natalya Gashnikova, capo del dipartimento per i retrovirus al centro statale di ricerca biotecnologica Vektor a Koltsovo, i cui specialisti hanno scoperto il ceppo.
Ha detto che il virus potrebbe diffondersi molto più velocemente dell'attuale ceppo di HIV dominante in Russia, sottotipo A (I).
Il nuovo ceppo non è limitato alla vasta area della Siberia. È stato rilevato nella repubblica russa meridionale della Cecenia, così come nelle ex repubbliche sovietiche del Kirghizistan e del Kazakistan.
HIV, un retrovirus che causa un lento decadimento del sistema immunitario, ha due tipi: HIV- 1 e HIV -2. Quest'ultimo è considerato meno aggressivo e trasmissibile.
Gli scienziati dicono che l'HIV -1 è il ceppo più comune e si divide in sottotipi sulla base di varie forme che sono raggruppate in regioni geografiche di tutto il mondo.
Secondo le Nazioni Unite, l'Europa orientale e l'Asia centrale sono le uniche regioni del mondo in cui l'infezione da HIV è chiaramente in aumento. Il cinquanta per cento delle persone sieropositive che vivono in tale area sono in Russia.
La malattia rimane poco compresa in Russia e, secondo gli esperti di Koltsovo, la ricerca sulla diffusione e le caratteristiche dei nuovi ceppi di HIV è finanziata in modo insufficiente.

domenica 20 ottobre 2013

Perché il mio anonimato personale pubblico? (di Alberto Gonzaga)

Anonimato personale pubblico
Ciao, il mio nome è Alberto e sono una persona con Attrazione per lo Stesso Sesso (ASS). Per recuperarmi da un comportamento autodistruttivo seguo un programma specifico all’interno di un gruppo di autoaiuto. Una delle regole del Gruppo recita: “L’anonimato è la base spirituale di tutte le nostre Tradizioni, che sempre ci ricorda di porre i principi al di sopra delle personalità” (Tradizione 12 di AA).

Il principio dell’anonimato personale (mio, non del Gruppo) pubblico (con i media, non con gli amici in recupero) ha un grande significato spirituale, la cui essenza è nello spirito di sacrificio che si pratica davvero con un’autentica umiltà.

L’essenza spirituale dell’anonimato è il sacrificio. Lo spirito della rinuncia ai miei desideri personali per un bene superiore, spalanca la porta alla fiducia. Quando cerco di mettere da parte il mio desiderio di distinguermi, sia tra i miei amici che davanti all'opinione pubblica, comprendo come l’anonimato sia umiltà in azione. Quando metto i princìpi al di sopra delle personalità, mi dispongo ad ascoltare ed accogliere effettivamente con “mente aperta” e superando i pregiudizi, le diverse esperienze che sono condivise nel Gruppo, a partire dalla mia. L'accettazione dell'esperienza spirituale mi consente di essere pienamente onesto con me stesso e con gli altri: il mostrare una maschera si rivela finalmente in tutta la sua inutilità.

Per quanto riguarda il desiderio di distinguermi (una forma di narcisismo spirituale) cerco di ricordarmi che io non sono meglio di nessun altro, sono un figlio di Dio, un peccatore emotivamente ferito come il fratello gay militante, l’omofobo di turno o l’amico in negazione che mi accusa rabbioso dei propri insuccessi. Ho avuto, a differenza loro, un esperienza spirituale per cui devo dimostrare la mia gratitudine custodendola e ridonandola a mia volta.

Se mantenere l’anonimato pubblico significa sacrificare il desiderio di potere, prestigio, denaro e sesso, l’aprirsi privatamente sul mio percorso mi aiuta nell’autoaccettazione e contribuisce a diffondere il messaggio. Ho ritenuto giusto farlo in piena libertà, quando mi sono sentito abbastanza stabile nella castità e solo quando opportuno, stando attento ad evitare il più possibile di alimentare la mia naturale tendenza al protagonismo ed al narcisismo.

Se a volte posso parlare di me stesso non lo faccio mai della storia personale degli altri, di cui non rivelo neanche il nome, rischierei un’irreparabile perdita di fiducia. Tanti, se non fossero sicuri che il loro anonimato venisse protetto, potrebbero esitare ad aprirsi su questioni che un sano equilibrio mentale ed il buon senso richiedono siano trattate con pudore e riservatezza.

Il mio anonimato è pubblico non privato, altrimenti renderei le relazioni troppo impersonali, quasi clandestine, certo do confidenza solo dopo un certo periodo di tempo ma so anche che probabilmente conosco chi condivide con me meglio e più a fondo dei suoi stessi famigliari.
Se non custodissi l’anonimato personale pubblico potrei dare scandalo a chi mi conosce e non sa del mio passato, coinvolgerei indirettamente amici e parenti in una dimensione pubblica passibile di controversie. Non ultimo, il nascondere il mio nome ed il mio volto, disincentiva chi - ancora - è in cerca di “compagnia” (come lo sono stato io prima d’intraprendere veramente il mio recupero).

Devo evitare di atteggiarmi in pubblico, non ho nulla da dimostrare o conferenze da tenere, posso solo testimoniare della mia esperienza personale ed il modo più proficuo per farlo è difronte ai miei simili in un contesto riservato che custodisca con cura ciò che appartiene alla sfera privata: il Gruppo.

Non intendo trasformarmi in un fenomeno da baraccone o in una compagnia di varietà, tanto per attirare i curiosi e magari trarne qualche vantaggio materiale, come certi “veggenti” di santi e madonne che pretendono di dare lezioni di moralità. La mia esperienza personale non vuole e non può avere nulla di paradigmatico, può tuttavia suscitare un interrogativo nell’animo di chi si trova a vivere una condizione simile. Se mi proponessi come modello, una ricaduta, fatto abbastanza comune per chiunque, potrebbe costituire un danno irreparabile per molti; lo stesso se ne approfittassi per scopi personali. Anche per questo ritengo imprescindibile un anonimato personale pubblico assoluto con ogni mezzo di comunicazione (specialmente internet).

È d’altronde fondamentale una comunicazione efficace per trasmettere il messaggio di speranza e cambiamento a quante più persone possibile, costrette a lottare da sole con l’Attrazione per lo Stesso Sesso. Il dono che ho ricevuto è di natura tale che non posso conservarlo senza a mia volta trasmetterlo così come mi è stato consegnato, gratuitamente. La comunicazione deve essere fatta in modo disinteressato e con spirito di sacrificio, rinunciando ad ogni forma di vantaggio personale, anche lecito. Se usata male la comunicazione può nonostante le migliori intenzioni, stritolare chi vi è impegnato, rinfocolando le pretese dell’ego. Devo evitare ogni forma di pubblicità personale e come il servo inutile non cercare nulla per me. Non c’è nessun successo per me, perché è una Realtà più grande di me che fa le cose, nonostante la mia imperfezione e per mezzo di essa.

L’anonimato mi protegge da me stesso, dal mondo e da nemici che non sono di carne: “Questo per far sì che le nostre grandi benedizioni non possano mai viziarci, e che possiamo vivere per sempre nella grata contemplazione di Colui che governa tutti noi”. (Dodici Passi Dodici Tradizioni)

“Nel momento in cui mettiamo da parte queste aspirazioni, peraltro molto umane, crediamo che ognuno di noi partecipi alla tessitura di un manto protettivo che copre la nostra intera associazione e sotto il quale possiamo crescere e lavorare tutti uniti.” (Come la vede Bill)


PS: per chi non fosse ancora convinto, non sono un personaggio dello spettacolo...

sabato 19 ottobre 2013

La Chiesa non può tacere la verità (di san Giovanni Paolo II)

San Giovanni Paolo II e p. John F. Harvey, OSFS
La Chiesa non può tacere la verità, perché verrebbe meno alla fedeltà verso Dio Creatore e non aiuterebbe a discernere ciò che è bene da ciò che è male.
Vorrei, a tale riguardo, limitarmi a leggere quanto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale, dopo avere rilevato che gli atti di omosessualità sono contrari alla legge naturale, così si esprime: "Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione" (CCC 2358).

GIOVANNI PAOLO II - ANGELUS Domenica 9 luglio 2000

domenica 13 ottobre 2013

IDEA DELL'AMICIZIA (di p. John F. Harvey, OSFS)

Davide e Gionata: modello di amicizia cristiana
"Come Sant'Agostino scoprì per mezzo di un’amara esperienza, Dio deve essere presente nelle amicizie umane, o queste non conterranno alcuna vera felicità. Questo principio generale conduce a diverse conclusioni pratiche, sempre valide:

(1) una vera amicizia non esiste, a meno che Dio sia il legame di unione tra gli amici; 


(2) l'amore per un amico che non riesce a comprendere i suoi limiti umani rende schiava l'anima e la espone ad una sofferenza sconvolgente; 


(3) la soluzione della questione dell’amicizia umana risiede nell'integrazione dell'amore dell'uomo con l'amore di Dio. Lungi dal contrapporre amicizia umana e divina, ci si rende conto che tutto ciò che è bello nella propria amicizia è un dono divino. Pertanto, si dovrebbe esortare l'amico ad amare Dio ".

p. John F. Harvey, OSFS Teologia Morale delle Confessioni di S. Agostino, Catholic University of America Press, 1951


Dello stesso autore potrebbero interessarti anche:


IDEA DELLA CASTITA' (di p. John F. Harvey, OSFS)

bisogno di toccare ed essere toccati

In genere le persone - non solo quelle con ASS - hanno un'idea decisamente negativa della castità. Ai più, sembra una virtù severa che condanna, tra le altre cose, ogni tipo di contatto fisico. La vera castità invece consiste nel modo corretto di esprimere il nostro affetto. Vivere in castità vuol dire “sapere armonizzare affetti e piaceri sessuali nella persona, svolgendo una sapiente ed amorevole opera di dominio dei desideri e degli impulsi sessuali, col bisogno di toccare ed essere toccati” (May, William E. 1976. The Nature and Meaning of Chastity. Chicago: Franciscan Herald Press Synthesis Series. 36).

Essendo creature fatte in un certo modo, abbiamo spesso bisogno di esprimere le emozioni con parole o gesti. Di qui l'importanza del contatto fisico. Alcuni tipi di contatto sono, per natura, riservati alle persone sposate, altri invece sono accettabili e appropriati per esprimere forme di affetto e amicizia, il che vale sia per i soggetti con tendenze omosessuali che per gli eterosessuali.

Si menziona sempre il matrimonio e i suoi contatti fisici. Per molti, si tratta della forma di amicizia umana più intima. Ma esistono amicizie estremamente ricche e profonde fra soggetti non sposati, nonché fra sposati e amici che non siano loro coniugi. Sono forme di amicizia solide, sane, caste e decisamente auspicabili. Amicizie di questo tipo rappresentano la forma di sostegno migliore per le persone in via di maturazione, in quanto trasmettono affetto e un senso di autostima. Sono possibili per ogni individuo, a prescindere da quale sia l'attrazione sessuale predominante. L’esigenza di buone amicizie è soprattutto vera per i soggetti con ASS: spesso, infatti, molte delle loro sofferenze e difficoltà derivano dalla mancanza di amici stabili.

p. John F. Harvey, OSFS Attrazione per lo stesso sesso: magistero cattolico pratica pastorale


Dello stesso autore potrebbero interessarti anche: