giovedì 29 gennaio 2015

La "teoria del gender": contro Dio, contro l'uomo (di Benedetto XVI)

Papa Benedetto XVI
"Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo".

lunedì 5 gennaio 2015

UNA CONFERENZA SULLA CASTITÀ (di dom Cassian Folsom, osb)

San Benedetto ed il cespuglio di spine
Originariamente pubblicata su www.osbnorcia.org



CAPTATIO BENEVOLENTIAE
San Benedetto, nel capitolo 4 della Regola, dice qualcosa di molto strano. Egli esorta i suoi monaci ad amare la castità (castitatem amare RB 4,64). Che cosa significa?
Noi di solito amiamo solo ciò che ci attrae, e la castità, nella nostra cultura satura di sesso, ci appare piuttosto come non attraente, almeno a prima vista. Cosa può voler dire san Benedetto?
Nello stesso capitolo, san Benedetto usa un'espressione simile quando dice che i monaci devono amare il digiuno (ieiunium amare RB 4,13). Anche questo è davvero strano.
La costruzione simmetrica di questi due passaggi ci aiuta a comprendere entrambi. Il digiuno dal cibo o il digiuno dall’attività sessuale è una pratica ascetica. Noi non amiamo la sofferenza dell’ascetismo, ciò che amiamo è la gloriosa virtù che ne consegue. Analizziamo insieme queste domande.

INTRODUZIONE
Prima di tutto alcune osservazioni preliminari.
1.      Quando p. Moriarity mi ha chiesto di parlare di uno dei voti religiosi, per inaugurare la nostra celebrazione dell'Anno della Vita Consacrata, mi sono dovuto fermare a riflettere.

I tre voti: povertà, castità e obbedienza sono una tradizione che rimonta solo a partire dal XIII secolo o giù di lì. La più antica tradizione monastica non pensa alla vita religiosa esattamente in questi termini. I voti benedettini sono tre: l'obbedienza, la stabilità, e la conversatio (l’ "offerta speciale" monastica che include tutto il resto). La castità è semplicemente data per scontata, non è oggetto di un voto specifico. Anche la povertà, non costituisce un voto specifico. Nella santa Regola, san Benedetto non ha davvero una buona opinione dei beni privati, ma il monastero stesso possiede beni: immobili, edifici, utensili, laboratori, chiese, vasi sacri, e così via. Non è neanche remotamente come l'ispirazione di san Francesco.

Così, mi sono chiesto: di quale dei tre voti "tradizionali" dovrei parlare?
+ Povertà - no, perché l’idea monastica di povertà è molto diversa da quella francescana.
+ Obbedienza: probabilmente il più difficile dei voti (poiché implica la propria volontà) - ma che potrebbe non essere così interessante per un pubblico generico.
+ Castità: sicuramente il più controverso dei voti.

Ho pensato: sarò coraggioso ed affronterò il tema più controverso.

2.      Il mio punto di vista

Parlo come uomo celibe e descriverò la castità da questo punto di vista.

La vita spirituale di una donna nubile è destinata ad essere molto diversa, anche se la dinamica fondamentale è la stessa. Di questo dovrebbe parlarvi una suora.

Ma io mi sto rivolgendo a voi tutti - un pubblico misto di uomini e di donne, giovani e anziani, celibi e sposati. Che ruolo ha la castità nella vita matrimoniale? Qual è la differenza tra la castità coniugale e la castità nel celibato?

Per evitare confusione, dobbiamo proporre una definizione:
Castità: astenersi dall’attività sessuale
+ o temporaneamente
§  come si applica al non sposato che si sposerà in futuro
§  nel matrimonio cristiano
+ o permanentemente
§  chi resta celibe/nubile nel mondo
§  chi si consacra a Dio.
Aneddoto: Quando ero al liceo, la mia insegnante di biologia (la signora Zullo) parlando del sistema riproduttivo (insieme al sistema circolatorio, sistema scheletrico, ecc), osservava come questo - a differenza di altri sistemi del corpo - sia necessario per la vita della specie - ma non per la vita dell'individuo. Non necessario per l'esistenza fisica dell'individuo, ha aggiunto, ma forse per la vita emotiva e psicologica. Quando si tratta di castità celibataria, si tratta di una questione di integrazione, come vedremo.
Cominciamo la nostra riflessione con le categorie di vizio e virtù. Faccio qui affidamento sugli insegnamenti del mio santo patrono, san Giovanni Cassiano.



I. Vizio e virtù
Vizio
A. Lussuria (Concupiscenza)
Il vizio che si oppone alla virtù della castità è la lussuria, che possiamo definire come un desiderio disordinato per il piacere sessuale. Ci sono vari gradi di lussuria, dai semplici pensieri o immagini sessuali nella mente alla passione selvaggia come quella di uno stallone lussurioso o una cavalla in calore.
La lussuria nella mente è una cosa; la lussuria in atto è un’altra.
B. Lussuria in atto (Lo spirito di fornicazione)
C'è uno splendido sonetto shakespeariano [n. 129] che inizia: "Sciupio dello spirito nello sperpero della vergogna è la lussuria in atto..." Si noti la vergogna di cui Shakespeare scrive. Si tratta di un'esperienza universale.
Infatti, san Gregorio Magno scrive che quando la lussuria è soddisfatta arreca disgusto, ma quando sono dei santi desideri ad essere appagati, questi producono gioia.
San Giovanni Cassiano chiama questo potente impulso sessuale disordinato "lo spirito di fornicazione". Ci sono tre specie di "fornicazione" secondo Cassiano[1].
1. La prima avviene con l’accoppiamento dell’uno e dell’altro sesso
2. Il secondo si consuma senza un completo rapporto con la donna (masturbazione)
3. Il terzo consiste nel consumare l’atto della lussuria nel proprio animo e nel proprio pensiero. Di esso così parla il Signore nel Vangelo: "Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore" (Mt 5,28).
Queste distinzioni sono utili. Azioni lussuriose iniziano con pensieri lussuriosi. Da qui la disciplina ascetica di custodire i pensieri.
Perché Dio ha messo in noi questi potenti impulsi se non dovremmo dare loro libero sfogo? Per addestrare la nostra libertà, come vedremo.
Questo dicasi per una breve trattazione del vizio della lussuria. Che dire poi della virtù della castità?
Virtù
Prima di tutto, occorre fare una distinzione importante tra continenza e castità.
Cassiano: "Infatti altro significa essere continente, vale a dire (espresso in lingua greca), encratès, e altro significa essere casto e, per così dire, passare al possesso dell’integrità e dell’incorruzione, a quello stato cioè che (in greco) è detto hagnós"[2].
Qual è la differenza?
C. Continenza
La continenza ha a che fare con la disciplina e lo sforzo umano, che è sicuramente necessario, ma altrettanto sicuramente non sufficiente.
Columba Stewart[3]: "Una ferma determinazione potrebbe costringere il desiderio sessuale ad una tregua, ma non può mai produrre la purificazione interiore dovuta alla grazia. La paura può motivare la disciplina, ma solo l'amore può garantire la pace della castità.
La continenza implica una costante vigilanza su un corpo irrequieto, mentre la castità porta la tranquillità e la libertà ... [che è] il segno distintivo della perfezione monastica.
Così Cassiano contrappone il continuo rischio di sconfitta nella "lotta della continenza" con la pace duratura, che è la castità" (Stewart, p.71).
Lo stato di castità, quindi, è un dono della grazia. La continenza è lo sforzo umano per collaborare con la grazia.
Quando San Benedetto esorta i suoi monaci ad amare la castità, non intende dire di amare la lotta della continenza, ma amare quello stato di serena libertà in cui consiste la castità.
D. Castità
Siamo finalmente giunti alla castità. Che cos'è?
Ci sono sei gradi di castità secondo Cassiano[4].
1.      Il primo grado dunque della purezza comporta che il monaco, durante la veglia, non soccomba agli assalti della carne.
+ Cessazione dell'attività sessuale deliberata
+ Resistere alla fantasia sessuale, eccitazione sessuale

2.      Il secondo, che egli non si soffermi sui pensieri relativi a quei piaceri.
+ Libertà dai pensieri - cioè, non si sofferma o indugia su quei pensieri

3.      Il terzo è quello di non essere indotti alla concupiscenza, nemmeno per poco, dall’aspetto di una donna.
+ Libertà dai pensieri occasionali

4.      Il quarto è quello, in cui, pur essendo sveglio, il monaco non subisca nemmeno un semplice movimento della carne.
+ Libertà dall’eccitazione sessuale spontanea, senza compiacersi deliberatamente in una fantasia.

5.      Il quinto è quello di evitare che, qualora una trattazione culturale o una lettura necessaria alluda all’idea della generazione dell’uomo, anche il consenso più sottile all'azione voluttuosa pervada l’anima; è bene invece considerare il tutto con una visione del cuore tranquilla e pura al pari di un’operazione qualunque o di un ministero necessario al genere umano, e nulla riprendere da quel ricordo, come se la mente dovesse riferirsi ad una fabbricazione di mattoni o a qualunque altra operazione di officina.

6.      Il sesto grado della castità è quello di non lasciarsi ingannare anche nel sonno dalle illusive apparizioni di donne. Infatti, sebbene crediamo che simili fantasie suggestive non siano soggette a peccati, sono però un indizio di una concupiscenza annidantesi ancora nel fondo dell’animo.
+ "La castità arriva nel paese lontano dei sogni, calmando le fantasie erotiche, anche nel sonno" (Stewart, p. 76).
Questo mostra un alto grado di virtù.
Sintesi sulla castità nel pensiero di san Giovanni Cassiano
Amore di Dio:
"... la castità significa per Cassiano una tranquillità duratura che anticipa il Paradiso. La castità, come la purezza di cuore, riguarda certamente l'amore; e l'amore, nella visione di Cassiano è sempre relativo a Dio ... il punto di partenza [di Cassiano] ... è la convinzione che la vera patria dei credenti si trovi oltre l’orizzonte di questo mondo ... "(Stewart p.64).
L'amore del prossimo:
"La castità di Cassiano era anche una virtù sociale, in quanto dalla crescita della castità discende la possibilità di relazioni umane fondate davvero sull'amore, piuttosto che su un desiderio egoistico o una tronfia manipolazione..." (Stewart p.63). Lo sappiamo per esperienza.
Torniamo al monito di san Benedetto di amare la castità. Forse ora possiamo cominciare a comprendere cosa intenda.

II. EROS E AGAPE
Nel parlare di vizio e virtù, abbiamo iniziato con la lussuria/concupiscenza e finito con la castità: la virtù che porta a quell’amore disinteressato e che fa dono di sé, che noi chiamiamo carità.
Mi piacerebbe esplorare la stessa progressione (dalla lussuria all’amore) utilizzando delle categorie ed un linguaggio diverso - in modo da ottenere un quadro più completo.
Tali categorie sono eros e agape.
In questo caso mi baso sull’enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus Caritas Est (d’ora in poi DCE)[5].

A. L'AMORE UMANO
Eros
Un altro termine per descrivere la lussuria (la passione sessuale disordinata) è eros, anche se le sue accezioni sono piuttosto differenti.
Papa Benedetto descrive eros, come inteso dai greci, come "l'ebbrezza, la sopraffazione della ragione da parte di una « pazzia divina » che strappa l'uomo alla limitatezza della sua esistenza e, in questo essere sconvolto da una potenza divina, gli fa sperimentare la più alta beatitudine" (DCE, 4).
Tuttavia, l'esperienza dei secoli mostra che "l'eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, « estasi » verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. Così diventa evidente che l'eros ha bisogno di disciplina, di purificazione... (DCE, 4).
Papa Benedetto poi descrive la situazione attuale nella nostra cultura: "L'eros degradato a puro « sesso » diventa merce, una semplice « cosa » che si può comprare e vendere, anzi, l'uomo stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio il grande sì dell'uomo al suo corpo. Al contrario, egli ora considera il corpo e la sessualità come la parte soltanto materiale di sé da adoperare e sfruttare con calcolo" (DCE, 5).
È una ben triste situazione. Eros ha bisogno di essere redento. Se è riscattato, conduce all’agape.
Agape
La concezione biblica dell'amore: "In opposizione all'amore indeterminato e ancora in ricerca, questo vocabolo [la parola agape] esprime l'esperienza dell'amore che diventa ora veramente scoperta dell'altro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l'amore diventa cura dell'altro e per l'altro. Non cerca più se stesso, l'immersione nell'ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell'amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca" (DCE, 6).
Agape significa quindi un esodo, un uscire "dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio..." (DCE, 6).
Sintesi
Papa Benedetto ci dà poi un’utile sintesi (è davvero un bravo professore!)
Eros: l’amore 'mondano'
Agape: l'amore fondato sulla fede e da essa plasmato.
Eros: amore ascendente: sforzo verso l'alto per quel "qualcosa" senza nome
Agape: amore discendente: l'amore divino che scende dall'alto
Eros: l'amore possessivo (amor concupiscentiae)
Agape: amore oblativo (amor benevolentiae)
Se tali distinzioni sono utili, Papa Benedetto ci ricorda come queste due forme di amore non possono mai essere completamente separate l'una dall'altra.
B. L'amore divino
Queste due categorie - agape e eros - possono essere applicate anche a Dio.
Dio mostra queste qualità dell'amore anche quando nella bibbia descrive il suo rapporto con noi, il suo popolo.
Eros
"Soprattutto i profeti Osea ed Ezechiele hanno descritto questa passione di Dio per il suo popolo con ardite immagini erotiche. Il rapporto di Dio con Israele viene illustrato mediante le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l'idolatria è adulterio e prostituzione" (DCE, 9).
Osea: "Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? ... Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione... " (Os 11, 8-9).
Il Cantico dei Cantici: ... "la ricezione del Cantico dei Cantici nel canone della Sacra Scrittura sia stata spiegata ben presto nel senso che quei canti d'amore descrivono, in fondo, il rapporto di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio" (DCE, 10).
Agape
Gesù Cristo è l'amore incarnato di Dio: un amore che è dono di sé, svuotamento (cf. il celebre Cantico di Filippesi 2,6-7: "Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini"):
"Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso ...
[qui si riferisce allo svuotamento o kenosis di Dio stesso, un concetto straordinario]
... nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore [agape], questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (1 Gv 4, 8)" (DCE, 12).
Papa Benedetto XVI continua dicendo: questo amore agape è manifestato nel dono di sé dell'Eucaristia. "A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucaristia, durante l'Ultima Cena" (DCE, 13).
"L'immagine del matrimonio tra Dio e Israele diventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che era lo stare di fronte a Dio diventa ora, attraverso la partecipazione alla donazione di Gesù, partecipazione al suo corpo e al suo sangue, diventa unione" (DCE, 13) - nel banchetto di nozze dell'Agnello.



CONCLUSIONE
La divinizzazione dell'umano
1.      San Benedetto: anelare con tutta l'anima alla vita eterna (vitam aeternam omni concupiscentia spiritali desiderare RB 4,46). Questo è eros trasformato.
2.      San Giovanni Climaco[6]:
"ho visto anime impure impazzire furiosamente per amori carnali e, avendo tratto dall’esperienza d’amore una riflessione sulla penitenza, hanno trasferito lo stesso amore al Signore" (Gradino V.6 - 777A).

E ancora: "Un uomo casto è qualcuno che ha scacciato l'amore carnale (eros) mediante quello divino (eros), che ha usato il fuoco celeste per placare i fuochi della carne" (Gradino XV.2 - 880D).

In altre parole, l’eros decaduto, impuro deve essere scacciato, non mediante uno stato di frigido distacco, ma da un "eros divino"[7].

"Colui che è veramente innamorato s’immagina sempre il volto del suo amore e lo abbraccia dentro di sé pieno di gioia: non riesce a dare requie al proprio desiderio nemmeno durante il sonno, ma anche allora parla con l’oggetto del suo desiderio. Ciò che in genere avviene per i corpi avviene anche per ciò che è incorporeo. Un tale ferito dall’amore, diceva di se stesso, cosa che io ammiro: Io dormo per la necessità dettata dalla natura, ma il mio cuore veglia per l’abbondanza d’amore (Ct 5,2)" (Gradino XXX.6-7 - 1156D).
La grande sfida per noi è la divinizzazione dei nostri amori umani: la redenzione di eros e la piena fioritura di agape.
I padri monastici parlano di questo, e la loro saggezza ci sembra notevolmente contemporanea.
In conclusione: La castità non è solo per i monaci e i religiosi! Si tratta di una virtù potente, attraente, acquisita per grazia di Dio e con una lunga ascesi, che ci dà la libertà di amare.
Vedete ora, che cosa intenda san Benedetto quando ci esorta ad amare la castità? Si tratta di una virtù degna dell'uomo, perché lo solleva dallo stato animale alla condizione di figlio divinizzato di Dio.



[1] Giovanni Cassiano (san), Le Conferenze spirituali, Roma, Città Nuova Editrice, 2000, (Conf. V, xi, 4) vol. I pp. 217-218.
[2] Giovanni Cassiano (san), Le istituzioni cenobitiche, Abbazia di Praglia (PD), Edizioni scritti monastici, 2007, (Inst. VI, iv, 1) pp. 188-189.
[3] Columba Stewart, Cassian the Monk, Oxford, The Oxford University Press, 1998.
[4] Giovanni Cassiano (san), Le Conferenze spirituali, Roma, Città Nuova Editrice, 2000, (Conf. XII, vii, 2-4) vol. II pp. 46-47.
[5] Papa Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2006.
[6]Giovanni Climaco (san), La scala del Paradiso, Paoline, 2007.
[7] Cfr. John Climacus, The Ladder of Divine Ascent, New York, Paulist Press, 1982, (Introduction) p. 31.

domenica 4 gennaio 2015

ORIENTAMENTO SESSUALE O ESISTENZIALE? DUE DOCUMENTARI CI RACCONTANO LA RICERCA DELL’AMORE VERO NELLE PERSONE OMOSESSUALI (di JM La Porte)

La chiave di lettura per rispondere al quesito posto dal titolo, orientamento sessuale o esistenziale, sta proprio qui, nei due documentari che commento di seguito.

"Il desiderio delle colline eterne"
Non sono discorsi. Paul, Rilene, Dan e Rubén, sono quattro persone vere, in carne ed ossa che condividono davanti ad una telecamera un'esperienza molto simile: raccontare la loro decisione di rinunciare alla loro attrazione verso persone dello stesso sesso, e di abbandonare il loro stile di vita immorale e disordinato, per accogliere Dio nei loro cuori. La loro è un'esistenza vissuta senza regole e limiti, apparentemente piena di successi. Ma allo stesso tempo si rivela un'esistenza piena di grande sofferenza interiore, di travaglio e di ricerca, fino a che non trovano la chiave di svolta che permette loro di cambiare le proprie vite.

Certo, continuano ad avere le stesse tendenze, ma ora hanno trovato il vero senso della propria esistenza. Stiamo parlando dei protagonisti di due documentari che sono stati realizzati recentemente in inglese ed in spagnolo: "The desire of everlasting hills" e "Te puede pasar a ti" (Capitolo 2). Nel primo documentario, Paul, Rilene e Dan, con l’aiuto di un intervistatore, raccontano la loro esperienza in modo sereno, con uno sguardo di affetto verso quelle persone che hanno incontrato sulla propria strada: da tutti hanno imparato qualcosa. Le loro storie sono raccontate in modo parallelo e ripercorrono le loro vite, offrendoci una visione profonda dei loro desideri più intimi, delle loro preoccupazioni, dei loro sentimenti, dei loro risultati e fallimenti fino al momento in cui trovarono Dio.

Nella prima parte del secondo documentario invece, il regista Juan Manuel Cotelo racconta la storia di Rubén, mostrando, con l’aiuto di alcuni attori, alcune fasi della sua vita, partendo dalla premessa - che suona come un mea culpa – che a volte alcuni cristiani non hanno saputo accompagnare e aiutare le persone omosessuali. Nella seconda parte invece propone questa stessa storia a diverse persone che hanno vissuto un'esperienza simile (un ragazzo gay che non ha nessuna motivazione alla conversione o a cambiare un determinato stile di vita) e commenta le loro impressioni.

Entrambi i documentari offrono un'esperienza reale, senza pretese moralizzatrici. "The desire of everlasting hills" propone la storia in una chiave più lineare dal punto di vista della narrazione, in un modo semplice ma diretto, lasciando agli stessi protagonisti il compito di parlare e di raccontare i loro sentimenti e le loro attuali sensazioni, senza entrare in eccessivi dettagli. Questo aiuta ad entrare nelle vesti dei personaggi e a capire tante cose.

Te puede pasar a ti: Rubén

Il documentario “Te puede pasar a ti” segue uno schema narrativo diverso perché parte dalla storia di Rubén come spunto per generare il dialogo con altri personaggi: ci offre l'interazione tra Rubén (attraverso la sua storia), e personaggi con attrazione verso persone dello stesso sesso. Questo documentario ha sicuramente una maggiore forza dirompente rispetto all’altro, é pensato più per persone che non condividono determinate visioni sul modo di affrontare l'omosessualità. Per questo motivo, alcune scene potrebbero sembrare crude e forti, per essere pensato in funzione di un determinato pubblico, e forse sembrerebbero più adatte ad un ambiente ostile, ma sono altrettanto efficaci. Rubén ci racconta la sua storia fatta di relazioni squallide e di prostituzione fin dalla prima giovinezza. Trascorre lunghi anni di vita sfrenata e senza regole fino a che decide di fare un patto con Dio. Frenare gli eccessi in cambio di un lavoro. Dio fa qualcosa in più: lo cambia progresivamente, malgrado scopra di essere affetto da AIDS.

The desire of everlasting hills

L’altro documentario ha per protagonisti le storie di tre ragazzi: Paul, Dan e Rilene.

Paul riconosce di avere avuto molti compagni nel corso di una vita sfrenata e promiscua. Una notte, vedendo la televisione, chiama il suo compagno Jeff per ridere insieme di una suora che sembra un pirata solo perché porta una benda sull'occhio. Non sa che si chiama Madre Angelica e che ha avuto un drammatico ictus. Mentre si burlano di lei, lo colpisce al cuore una frase pronunciata proprio da quella suora sull'amore di Dio verso i suoi figli. Passa poco tempo che, di nascosto, Paul torna a cercare nuovamente quel canale televisivo, senza farsi scoprire dal suo compagno. Dio inizia ad entrare piano piano nella sua vita, fino a che decide un giorno di andare in una Chiesa a confessarsi.

Dan ci racconta invece di tutta la sua rabbia per tutto quello che provava interiormente e per la sua angoscia ogni volta che contemplava la cupola di una Chiesa vicino alla quale passava frequentemente in automobile. Inizia una relazione con un ragazzo, Jason fino a che, con sorpresa, si sente attratto verso una collega di lavoro. Incomincia a uscire con questa ragazza, Kelly fino a che scopre che la donna non vuole avere figli né una famiglia. Si lasciano dopo un anno e quando decide di tornare a cercarla si accorge che ha già un altro uomo. Rimane profondamente deluso e pieno di sconforto e dopo un lungo travaglio, si mette di nuovo alla ricerca di Dio. Ora sente la sua protezione ogni volta che vede la cupola di una Chiesa dall'automobile.

La terza storia ci racconta di Rilene e dei suoi 25 anni vissuti insieme a Margo, la sua compagna, e della sua frustrazione per il fatto che nessun ragazzo gli aveva chiesto di uscire durante la scuola né durante il periodo dell'università. Inizialmente la vita era stata generosa con lei, grazie ad un lavoro e ad una buona condizione economica. Anche la loro relazione andava bene. Tuttavia con il tempo, Rilene sente che qualcosa non va più bene e inizia a pensare che fosse colpa del ritmo del suo lavoro che lo costringeva a viaggiare frequentemente. Piangeva a volte e sentiva dentro una forte solitudine quando ritornava in aereo a casa ad Atlanta. Improvvisamente, tutto cominciò a girare male: gli investimenti economici, problemi lavorativi di vario genere, che naturalmente furono causa di tensione e di forte crisi. Nel 2008 la compagna Margo gli prospetta la possibilità del matrimonio gay in California. Rilene tuttavia decide di mettere fine alla loro relazione. La solitudine lo persegue e si rende conto che, in realtà, si era sempre sentita sola. Il suo terapista gli parla della relazione con Dio. Finisce per parlare con Padre Bob e inizia a provare la pratica religiosa. Poco tempo dopo, a Margo viene scoperto un cancro e Rilene l’ assiste con affetto negli ultimi mesi della sua vita, per fargli sentire il suo calore e la sua vicinanza. Vuole farle sapere che, nonostante non avesse accettato di proseguire lo stile di vita che avevano avuto negli anni scorsi, le voleva ancora molto bene, anche se in un modo diverso.

Orientare l'esistenza e la sfera affettiva

Come interpretare il messaggio di questi due documentari? Si tratta di esperienze di vita da condividere con semplicità, senza imposizioni e giudizi, raccontate con gentilezza e affetto nonostante tocchino dure situazioni esistenziali. Ogni storia ha un protagonista reale, in carne ed ossa, e tutta una serie di sentimenti in contrasto tra loro che escono dai loro cuori. Non si danno ricette né soluzioni. Si ride, si piange, si soffre e ci si emoziona. Alla fine rimane la gioia di trovare, finalmente, un Dio personale attraverso la confessione e attraverso l’incontro con altre persone. Le storie trasmettono l'emozione e la pace di essere tornati a casa, di avere ricevuto una speranza che è necessario trasmettere anche ad altri, di avere trovato un senso agli affetti e alle pulsioni che inizialmente avevano fatto smarrire i protagonisti. Conoscere tutto questo mondo interiore, ci aiuta ad ascoltare, a capire meglio e ad accettare le persone come sono, aiutandole a scoprire la purezza e la pace attraverso la fede.

Originalmente pubblicato su Family and Media.eu