martedì 28 ottobre 2014

L'AMORE DI CRISTO, POVERO, CASTO, OBBEDIENTE E FEDELE (di Servais Pinckaers)

p. Servais Pinckaers, OP
Basta lanciare un colpo d'occhio sul Vangelo per verificarlo. L'amore di Cristo è povero. San Paolo ci descrive l'opera del Signore proprio attraverso questa caratteristica: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9).

Paolo qui indica evidentemente la povertà dell'Incarnazione e della Croce, di cui parlerà nell'inno ai Filippesi. La prima beatitudine ci mette già su questa strada. L'educazione all'amore comincia con l'apprendistato della povertà, di corpo e di spirito, che ci libera dall'attaccamento ai beni materiali per rivelarci le ricchezze spirituali che non si accumulano, poiché non le si può ottenere se non distribuendole con la generosità dell'amore. «A chi ti domanda, dai».

L'amore di Cristo è casto. Esso vuole unirci al Signore nel corpo e nell'anima, in un'alleanza che san Paolo paragona a un matrimonio e che ci fa partecipare all'unione stessa di Cristo con la Chiesa. «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia ne ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,25-27).

La castità realizza la purezza dell'amore spirituale ed è l'opera caratteristica dello Spirito Santo. Essa non implica alcun disprezzo del corpo, ma fa penetrare l'amore di Cristo nel nostro stesso corpo, per farne un «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio», appropriato al culto spirituale che prolunga nella nostra vita l'offerta eucaristica del corpo del Signore.

Così intesa, la castità può richiamarsi alla beatitudine dei cuori puri, in cui la tradizione ha visto l'esito dell'opera purificatrice iniziata dalla povertà. L'impegno della castità è interamente al servizio dell'amore. Esso contribuisce ad aprire il nostro cuore ad una carità che si estende in ampiezza e profondità, al di là degli inevitabili limiti dell'amore umano.

Ma se si arriva a considerare il voto di castità unicamente dal punto di vista delle privazioni che esso impone, in una prospettiva strettamente ascetica e giuridica, esso inevitabilmente crea difficoltà e non può essere sostenuto convenientemente, poiché solo lo slancio dell'amore di Cristo gli procura la sua legittimità, la sua fecondità e lo rende vivibile molto semplicemente.

Infine l'amore è obbediente. Per descrivere la carità e l'opera di Cristo, san Paolo ha scelto due tratti piuttosto straordinari, cioè l'umiltà e l'obbedienza: «Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato...» (Fil 2,7-9).

L'impegno all'obbedienza propone all'uomo l'ascesi più radicale e più difficile, la rinuncia alla propria volontà. Soltanto l'amore, con la sapienza penetrante che esso procura, può insegnar l'obbedienza evangelica e renderla volontaria, pronta, gioiosa e intraprendente. L'amore ha d'altra parte bisogno dell'obbedienza, fin dall'inizio, poiché non possiamo né conoscerlo né servirlo se non ci siamo svincolati dal nostro amor proprio, da quella propensione a possedere e a dominare che ci chiude in noi stessi e corrompe il nostro desiderio di amare.

L'obbedienza amorevole alla volontà altrui è il primo passo per accedere alla comunione delle volontà che definisce il vero amore, secondo l'esempio del Signore che è venuto tra noi «non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28), per compiere così in ogni cosa la volontà del Padre suo. L'obbedienza è la forma attiva dell'umiltà, identificata con la povertà nella prima beatitudine. Essa è la carità docile allo Spirito, paziente e benigna verso tutti (1Cor 13,4).
Notiamo infine che i voti e le altre forme di impegno evangeliche procedono dalla fedeltà dell'amore di Cristo e ne esprimono la solidità e la durata; inoltre ci offrono un sostegno per la sua applicazione perseverante nella nostra vita, secondo i tempi di Dio, per sempre.

Estratto da: Servais Pinckaers La vita spirituale del cristiano secondo san Paolo e san Tommaso d'Aquino pp 184-185


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