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Francis Bacon (1909-1992) |
Nella vita e nella storia personale ci sono diversi fatti ed eventi che influiscono sullo sviluppo dell'affettività e su come si vive. Sono eventi che non si vanno necessariamente a cercare, forse per giovane età, ingenuità, impulsività e incoscienza. Semplicemente si verificano.
In questi eventi giocano un ruolo fondamentale i genitori.
Sarráis (2013) spiega che l'adeguata congiunzione di affetto e norme stabili crea l'ambiente educativo più favorevole per l'educazione della maturità.
La famiglia è la prima scuola di amore e affettività. Si riconosce il ruolo fondamentale dei genitori nell'educazione all'affettività dei figli. Sono i genitori i primi invitati a educare integralmente i figli, ed è chiaro che l'educazione dei sentimenti occupa un posto di primo piano.
I genitori, tuttavia, non sono necessariamente formati per educare i propri figli all'affettività. Anzi, oggi c'è una notevole assenza emotiva da parte dei genitori, che spesso si dedicano a lavorare per cercare le risorse economiche necessarie a sostenere la famiglia. Si constatano inoltre problemi di comunicazione tra i genitori o tra genitori e figli, infedeltà coniugale, abuso emotivo di genitori e figli, iperprotezione, soprattutto materna... Un aspetto importante per l'educazione all'affettività di qualsiasi persona è il rapporto con i fratelli o con i familiari più prossimi. Dopo i genitori, i fratelli e i cugini più stretti sono i primi amici.
Un altro spazio di affettività e amicizia è la scuola, dove il rapporto con docenti e compagni diventa un'occasione privilegiata per educare l'affettività.
Ripercorrendo la propria storia personale, l'essere umano scopre vari fatti ed eventi che hanno influito sulla sua vita attuale e ovviamente hanno segnato l'affettività.
Se vuole essere felice, è invitato a maturare integralmente come unità bio-psico-spirituale. Questa maturità implica una conoscenza personale e un'accettazione e riconciliazione della storia personale per vivere il momento presente con libertà interiore. Non può cambiare il passato, ma può accettarlo e metterlo nelle mani di Dio. Non può neanche dominare il futuro: può progettare e prevedere, ma sa che non necessariamente le cose andranno come pianifica. L'unica cosa che gli appartiene è il momento attuale: solo nell'istante presente stabilisce un autentico contatto con la realtà.
Per tutto questo risulta fondamentale vivere un atteggiamento di accettazione e di riconciliazione di fronte al passato; in questo modo, vive liberamente il momento presente. Rojas (2011) afferma che “l'uomo maturo è quello che ha saputo riconciliarsi con il suo passato. Ha potuto superare, digerire e anche chiudere le ferite del passato, e allo stesso tempo ha uno sguardo verso il futuro promettente e incerto”.
Cosa sono le ferite affettive?
Per iniziare il cammino della riconciliazione, si invita a guardare quali sono le ferite affettive che hanno lasciato un segno e continuano ad avere manifestazioni attuali.
La parola ferita deriva dal greco traumautus, traumatizzare; nella terminologia greca, voleva dire provocare una ferita fisica o psicologica. Attualmente la parola “trauma” si usa per riferirsi all'aspetto psichico (mentale, psicologico ed emotivo) e fisico (colpo forte o frattura). In senso figurato, una ferita è ciò che affligge e tormenta l'anima.
In questo senso, è importante spiegare che una ferita affettiva è un colpo all'affettività della persona che provoca un danno duraturo in tutte le sue dimensioni. La ferita o trauma affligge, addolora e tormenta l'animo o la psiche della persona. In sintesi, si parla di un fatto o evento nella vita o nella storia della persona che le provoca dolore e sofferenza. L'obiettivo sarà allora quello di riconciliare, curare e guarire quella ferita. Si tratta di affrontare e cambiare le conseguenze che questa ha provocato. Anche se sembra impossibile, diventa possibile se si ha uno sguardo di speranza e fiducia in Dio, nella sua grazia e anche in se stessi. Diventa quindi possibile un processo di riconoscimento e guarigione che può durare anche tutta la vita. L'importante è affrontare queste ferite o questi fatti che in genere hanno conseguenze sull'esistenza.
Perché si devono guarire le ferite? Come si conoscono? O quali conseguenze di queste ferite parlano nella vita quotidiana?
Cabarrús (2006) afferma che la mancata conoscenza delle ferite gioca spesso contro l'essere umano, perché danneggia lui e gli altri, ma soprattutto – e forse è l'aspetto più importante –, per il fatto di non averle affrontate consapevolmente, per non essersi accorti della loro presenza, per non averle snidate e guarite, stanno intorbidendo la vita, oscurando le potenzialità e impedendo di realizzare i desideri più profondi.
Ci si può rendere conto facilmente di questo colpo o di questa ferita se la persona analizza la propria vita, visto che la parte maggiormente ferita emerge più chiaramente quando c'è una stanchezza eccessiva o si verificano pressioni esterne, ma le sensazioni negative sorgono anche da sé, come se avessero vita propria. In quel momento si sente come se il negativo ci abitasse, ci dominasse (Cabarrús, 2006).
È importante tener conto del fatto che le ferite possono verificarsi per mancanza o per eccesso, per la mancata soddisfazione della necessità affettiva o per la sua soddisfazione esagerata; per la mancanza di attenzione o per iperprotezione. In questo modo, può essere un colpo molto forte, molto intenso, o si può verificare per una ripetizione di fatti della stessa natura. Ad esempio, una sensazione costante di non essere amati durante l'infanzia, o di dover fare delle cose per ottenere affetto o emergere.
Queste ferite, suscitando paura nel bambino o nella bambina, fanno sorgere delle paure di base: di essere condannati, di non essere amati, di fallire, di essere paragonati, di rimanere “vuoti”, di essere abbandonati, di soffrire, di mostrarsi deboli, del conflitto (Cabarrús, 2006). Queste paure sono prodotte anche da traumi o fatti concreti avvenuti durante il corso della vita che lasciano strasichi nella vita psicologica della persona.
Di fronte alle ferite affettive, si consiglia di lavorarci su a poco a poco, ma prima è necessario compiere uno sforzo consapevole per conoscerle e identificarle.
Risulta allora necessario e indispensabile iniziare con un processo di riconciliazione e guarigione interiore, per avere uno sguardo su se stessi e su ciò che ci circonda in modo completo e integrale.
Un mezzo fondamentale per la riconciliazione e per vivere il senso della vita è la conquista della virtù e del dominio di sé. Ciò significa che l'essere umano è invitato al dominio di sé e a procedere in questa formazione personale per accettare e amare com'è, come Dio lo ha creato, con tutto ciò che Dio gli ha regalato e con tutto quello che permette che avvenga nella vita e nella storia personale.
Non è raro che certe ferite o problemi da riconciliare siano un ostacolo per vivere la virtù e la formazione personale, e da ciò deriva l'importanza di avviare questo processo di accettazione, perdono e riconciliazione.
Da dove iniziare?
In primo luogo bisogna riconoscere che anche se l'essere umano non si riduce alle sue ferite affettive queste influiscono sui vari comportamenti o condotte, e anche, come si è detto, sugli stati d'animo, sull'affettività e sui pensieri. Cabarrús (2006) parla di certi sintomi che fanno da spia: le compulsioni, le reazioni sproporzionate, il senso di colpa malsano, la scarsa stima personale, le idee negative che ci ripetiamo e con le quali ci facciamo del male, la postura corporea e in generale uno standard negativo di condotta.
È allora fondamentale identificare queste ferite, questi fatti, le assenze, i vuoti o le mancanze che hanno provocato un dolore psichico e che ovviamente si possono guarire, accettare e riconciliare per smettere di lottare con gli eventi, con se stessi e con gli altri. Se invece non si guariscono le ferite, queste agiscono inconsapevolmente nella vita dell'essere umano, senza che se ne renda conto, e può anche accadere che si lotti con questi fatti e che questo renda infelici, amareggiati, senza senso della vita.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti] Aleteia