La tua mano, Dio onnipotente, è forse impotente a guarire tutte le debolezze della mia anima [Sal 102. 3; cf. Mt 4. 23], a estinguere con un fiotto più abbondante di grazia i miei moti lascivi anche nel sonno?
Moltiplicherai vieppiù, Signore, i tuoi doni in me, affinché la mia anima, sciolta dal vischio della concupiscenza, mi segua fino a te; affinché non si ribelli a se stessa; affinché anche nel sonno non solo non commetta turpitudini così degradanti, ove immaginazioni bestiali scatenano gli umori della carne, ma neppure vi consenta.
Far sì che non vi provi alcuna attrazione, o così lieve da poterla comprimere col più lieve cenno della volontà, con la sola intenzione casta con cui ci si mette a letto in questa vita, e per di più a questa età, non è gran cosa per la tua onnipotenza: tu puoi superare quanto chiediamo e comprendiamo [Ef 3. 20].
Ora ho esposto al mio buon Signore, con esultanza e insieme apprensione [Sal 2. 11] per i tuoi doni, con lacrime per le mie imperfezioni, il punto ove mi trovo tuttora per questo aspetto del mio male.
Ma spero che tu perfezionerai in me le tue misericordie [Cf. Sal 102. 6], finché io abbia la pace piena, che possederà con te il mio essere interiore ed esteriore quando la morte sarà stata assorbita nella vittoria [1 Cor 15. 54].
Sant'Agostino Confessioni X.42
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